Il carattere della libertà: in lode di Aldo Canovari

Un piccolo editore di Macerata ha fatto, per la cultura liberale, più degli altri editori messi assieme

1 Marzo 2016

ItaliaOggi

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Editore liberale e liberista in un’Italia addomesticata dai partiti statalisti e dalle culture solidaristiche da oratorio, Aldo Canovari e il suo marchio editoriale, Liberilibri, superano quest’anno la boa dei trent’anni d’attività. È dal 1986, infatti, che il catalogo della casa editrice di Macerata offre ai suoi lettori, attenti e sceltissimi, autori e titoli che l’editoria tradizionale, politically assai più rozza che correct, semplicemente ignora. Amici e studiosi celebrano questa ricorrenza con un libro bello e importante, Il carattere della libertà. Saggi in onore di Aldo Canovari, a cura di Serena Sileoni, pp. 184, 16,00 euro, che rende il giusto merito all’editore e contemporaneamente misura il seguito che hanno le culture libertarie in Italia. Che dire? Be’, che non sono precisamente in testa all’hit parade.

In Italia, dal Risorgimento (compreso) in avanti, la libertà non ha mai fatto problema, specie tra i politici, salvo poche eccezioni qua e là, per esempio Camillo Benso Conte di Cavour, di cui canta le lodi l’ex ministro Antonio Martino in uno dei saggi del libro. Trasformismo e fascismo prima, clericalismo e cattocomunismo dopo, quindi lo scontro frontale tra la «rivoluzione liberale» berlusconiana e berlusconismo senza tante infiocchettature filosofiche, hanno fatto piazza pulita d’ogni tradizione italiana di libertà. Ogni tanto, in giro per talk show, capita che qualcuno ricordi che questo, prima di diventare il paese di Matteo Renzi e di Gianroberto Casaleggio, era il paese di Luigi Einaudi, di Benedetto Croce e di Piero Gobetti (il quale fu a sua volta un editore liberale, come ricorda il saggio di Florindo Rubbettino, anche lui editore liberale e liberista).

Prima di diventare il paese di Matteo Salvini, della magistratura onnipotente e insindacabile, di Dudù e Dudina, l’Italia era il paese di Bruno Leoni, uno dei grandi filosofi liberali del Novecento; di cui si tornò ad avere memoria, come scrive Raimondo Cubeddu, quando «Aldo Canevari, nel 1992, ebbe l’idea di far tradurre e pubblicare Freedom and the Law», il suo libro più importante, di cui fino ad allora esisteva soltanto l’edizione in lingua inglese: «La pubblicazione de La libertà la legge produsse un «effetto a cascata» che portò prima alla ricerca di altri scritti di Leoni per cercare di comprenderne meglio il pensiero e le implicazioni, poi alla pubblicazione di raccolte di altre sue opere ed infine ai primi articoli, saggi e monografie sul suo pensiero. Un lungo elenco, che si completerà con la pubblicazione delle Opere complete promossa dall’Istituto Bruno Leoni».

Scrive Serena Sileoni nell’introduzione che «non occorre» aver letto «nemmeno la metà dei libri delle Oche del Campidoglio», la più importante collana Liberilibri, ma che «è sufficiente avere sfogliato il catalogo, letto di fila i titoli, aperto le bandelle per capire che Liberilibri ha […] ampliato gli argomenti e le argomentazioni del dibattito sociale, politico, economico, filosofico e giuridico nel nostro paese». È proprio così. A partire dal 1986, gli autori delle collane Liberilibri (Murray N. Rothbard, Otto Kirchheimer, Michael Huemer, Jacques Charpentier, Ludwig von Mises, Albert J. Nock) hanno mostrato ai lettori attenti che le culture del Novecento non sono solo marxismo rococò, psicoanalisi salottiera, islamofilia e statolatria da pulpito televisivo eccetera. C’è ben altro.

Da ItaliaOggi, 1 marzo 2016

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