Il caro-energia fa rallentare la ripresa: «Le imprese riducono la produzione»

Per Stagnaro questa fase è destinata a durare almeno sino a quando l'offerta non aumenterà a sufficienza per coprire la domanda

26 Novembre 2021

Il Secolo XIX

Argomenti / Ambiente e Energia

Cosa significa caro-energia per la piccola industria? Erosione dell’utile, conseguente taglio degli investimenti, riduzione della produzione per tenere in equilibrio i conti. In Confindustria Genova «cominciano ad arrivare segnalazioni di associati che hanno ridotto il ciclo produttivo da cinque a tre giorni la settimana», per contenere costi che stanno lievitando e che non possono essere scaricati sul prezzo del prodotto finale.

Una piccola impresa che consuma 800mila Kwh a ottobre di quest’anno ha avuto una bolletta di 24mila euro, a fronte dei 10mila di ottobre 2020. Ci sono aziende la cui bolletta elettrica mensile è triplicata, da 100mila a 300mila euro. «Un nostro associato, che ha un utile intorno ai 2 milioni di euro, mi ha detto Carlo, se andiamo avanti così l’Ebitda melo mangio tutto in energia». A trarre le conclusione dell’evento “Caro energia, l’aumento dei prezzi può frenare la ripresa?”, organizzato dalla Piccola Industria della Territoriale di Genova, è stato il presidente nazionale Carlo Robiglio.

Per la sua ultima uscita pubblica Robiglio ha scelto Genova e ha scelto di parlare della fiammata dei prezzi, fenomeno che rischia di impastare pesantemente sulla ripresa economica e di ridimensionare gli investimenti delle aziende medio-piccole, spina dorsale del sistema economico italiano. «Ci eravamo illusi che con il Pnrr si sarebbero aperte enormi opportunità di crescita: le opportunità ci saranno, ma oggi ci sono criticità forti che vanno affrontate – avverte -. Se un’azienda perde l’utile per pagare una bolletta triplicata non è un problema dell’azienda, è un problema dell’Italia. C’è un tema emergenziale che va messo sul tavolo del governo e va risolto nel breve. E poi c’è un tema di medio periodo che va comunque gestito, perché siamo un Paese manifatturiero e l’energia non è un costo, è i/ costo».

Robiglio racconta che il settore alimentare si sta muovendo: «Ho associati che quest’anno aumenteranno il prezzo dei panettoni del 18%, altri che non riescono ad assorbire il costo e vanno in difficoltà». Il presidente della Piccola Industria di Genova, Andrea Razeto, spiega di avere organizzato l’evento proprio per discutere con gli operatori del settore, tutti presenti in sala gli strumenti di cui la piccola impresa dispone per proteggersi da rincari e volatilità dei prezzi: dai consorzi di acquisto energia dell’associazione, agli investimenti in fonti rinnovabili di auto-produzione (i pannelli fotovoltaico sui tetti dei capannoni).

Tanto più che, come avverte Carlo Stagnaro, direttore delle ricerche dell’istituto Bruno Leoni, «questa fase è destinata a durare almeno sino a quando l’offerta non aumenterà a sufficienza per coprire la domanda, riportando il mercato in equilibrio». Secondo Stagnaro anche la fine del mercato tutelato sarà un’opportunità. Per l’Acera, l’autorità di regolazione, il direttore della divisione Energia, Massimo Ricci, segnala che tra le cause dei rincari europei c’è la crescente esposizione dei Paesi ai contratti spot per la fornitura di gas. «Gestiamo la quasi totalità del fabbisogno nazionale con contratti spot. Se so di avere un certo fabbisogno devo coprirne almeno una parte, per proteggermi dalla volatilità».

da Il Secolo XIX, 26 novembre 2021

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