Il disastro Juncker

Classificando Uber come un servizio di taxi, invece che un fornitore globale di servizi tecnologici, il diritto di circolare liberamente nell'Ue potrebbe essere negato

13 Aprile 2015

Il Foglio

Argomenti / Teoria e scienze sociali

L’annuncio da parte della Commissione Juncker di un’indagine sul settore dei taxi è stato interpretato come il primo passo per dare un quadro regolamentare europeo a Uber e app simili. Ma, come sostiene il direttore dell’Istituto Bruno Leoni Alberto Mingardi, non è per forza una buona notizia. E non solo perché classificando Uber come un servizio di taxi, invece che un fornitore globale di servizi tecnologici, il diritto di circolare liberamente nell’Ue potrebbe essere negato. Il problema di fondo è che, negli ultimi anni, la Commissione si è trasformata da campione della concorrenza, che in nome degli interessi di tutti gli europei apriva a Ryanair e alla telefonia mobile, a freno dell’innovazione per far prevalere gli interessi acquisiti.

Con la presidenza di Jean-Claude Juncker, nonostante la retorica sugli investimenti, la deriva si sta accentuando. Le accuse antitrust contro Google – su ispirazione dell’editore tedesco Axel Springer – rivelano una pericolosa cecità sull’evoluzione tecnologica.

Leggi il resto su Il Foglio, 10 aprile 2015

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