5 Febbraio 2018
Il Giornale
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Teoria e scienze sociali
L’appello lanciato da Dario Antiseri e Flavio Felice a tutti i leader politici italiani pubblicato in queste pagine ha molti meriti, ma il principale è che obbliga a prendere in considerazione uno dei temi meno affrontati entro il dibattito pubblico: quello dell’istruzione. Nel corso dell’attuale campagna elettorale i problemi della scuola non sono quasi discussi. Eppure senza un ripensamento del nostro sistema d’istruzione è difficile pensare che la società italiana possa rimettersi in carreggiata.
Per giunta, la lettera aperta non propone l’ennesima revisione di questo o quell’aspetto del nostro apparato educativo: per aggiungere una lingua straniera, rafforzare la matematica o introdurre qualche altra modifica dei programmi. Al contrario, essa prende di petto il tema cruciale: quello della libertà di scelta.
Antiseri e Felice evidenziano come in Italia gli spazi per le scuole private siano molto ristretti. La scuola è monopolizzata dallo Stato e chi sceglie un istituto libero deve pagare due volte: la scuola pubblica con le tasse e quella privata con le rette. Tutto ciò penalizza gli studenti e le famiglie, che quasi sempre non possono optare per l’istruzione che vogliono, e alla fine danneggia le scuole stesse, che sono sottratte a quei sani meccanismi competitivi che potrebbero indurle a migliorare, innovare, adeguarsi ai tempi, offrire servizi di qualità.
Come sottolineano i due studiosi, negli altri Paesi europei le condizioni degli istituti privati sono assai migliori. In Belgio, Spagna, Portogallo, Regno Unito e così via (per non parlare dei Paesi post-comunisti), le famiglie che optano per scuole private sono sostenute sul piano finanziario. Si ritiene che sia una facoltà della famiglia optare per l’educazione ritenuta migliore e si confida, per giunta, nell’idea che le stesse scuole statali abbiano tutto da guadagnare da una più ampia concorrenza. Antiseri e Felice pensano che in Italia sarebbe importante optare per il «buono scuola». Questo strumento (che fu elaborato, tra gli altri, da Milton Friedman) attribuisce a ogni studente un assegno spendibile esclusivamente presso una scuola: pubblica o privata. A quel punto ogni istituto deve provvedere a se stesso, costretto a farsi attrattivo e a rispondere alle esigenze di studenti e famiglie. Con il buono scuola si attua davvero il principio della libertà d’educazione e, oltre a ciò, si porta ogni istituto a responsabilizzare la propria gestione.
La lettera aperta di Antiseri e Felice invita la nostra classe politica a venire allo scoperto: a dirci, insomma, se intende preservare le vecchie logiche oppure se essa è pronta a realizzare una rivoluzione in senso liberale. Speriamo che vi sia chi è disposto ad accogliere questo invito.
Da Il Giornale, 4 febbraio 2018