Il mercato ha vinto la fame e batterà anche gli sprechi

Complice l'Expo, siamo sommersi da prediche che si muovono con l'obiettivo di rafforzare civismo statalista ed etica del rispetto delle risorse alimentari

16 Giugno 2015

Il Giornale

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Nelle scorse settimane la nuova retorica anti-sprechi ha trovato una prima celebrazione nelle parole del presidente Sergio Mattarella, che all’Expo di Milano ha parlato del cibo non utilizzato e che finisce nella spazzatura come di «un insulto alla società, al bene comune, all’economia del nostro come di ogni altro Paese».

E ora il governo stesso, su iniziativa del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, è sceso in campo con un progetto denominato «Spreco zero» che si muove sulla stessa lunghezza d’onda. Complice l’Expo, siamo insomma sommersi da prediche che si muovono con l’obiettivo di rafforzare quel civismo statalista che mette assieme mito della legalità (quale essa sia), ecologismo, multiculturalismo, egualitarismo e ora, appunto, anche questa etica del rispetto delle risorse alimentari. E in tale quadro non è sorprendente che si tenda a processare in primo luogo il comportamento delle aziende, mentre allo Stato sia demandato il compito di correggere e porre rimedio.

Nessuno nega che sia da auspicare un migliore utilizzo delle risorse, comprese quelle alimentari. I mezzi che si vogliono adottare per raggiungere tale obiettivo, però, non sono di poco conto. In questo senso colpisce che molti discorsi si muovano per moltiplicare regole, controlli, obblighi e imposizioni, ignorando come ogni riflessione contro la scarsità e sul migliore utilizzo dei beni debba prendere sul serio la tesi che questi risultati li si possa raggiungere più facilmente tutelando la proprietà privata e il libero scambio.

Invece sembra proprio fare scuola la Francia, dove i principi della libertà individuale e della proprietà sono stati sacrificati sull’altare del nuovo conformismo con la recente introduzione del «reato di spreco»: una normativa che sottende una visione collettivistica, nel momento in cui un mio comportamento in merito a beni che sono in mio possesso diventa addirittura un reato.

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