Ogni tanto l’ultima cosa che fanno le ‘semplificazioni’ è semplificare. È il caso del nuovo regolamento sull’analisi e la valutazione di impatto della regolazione. Le procedure previste dal regolamento somigliano a un labirinto burocratico degno del miglior Gogol.
Potrebbe essere altrimenti? Potrebbe esistere un’analisi costi/benefici che non complichi l’iter di adozione di una norma?
Sì e no.
Sì perché, tra le ipotesi esistenti, il decreto, che dovrà peraltro essere attuato da ulteriori direttive del Presidente del Consiglio, sceglie strade tortuose e serrate. Così, per limitarci ai primi passaggi, ciascuna amministrazione, due volte l’anno, dovrà comunicare alla Presidenza del Consiglio, tramite il Dagl, il Programma normativo (sic!) semestrale, il Dagl verificherà la sussistenza delle cause di esclusione indicate nel Programma normativo e, se non sussistono, ne darà comunicazione all’amministrazione procedente. In secondo luogo, su ogni proposta, anche regolamentare, fatte salve deroghe e esenzioni che non mancano mai, l’Amministrazione dovrà elaborare un’AIR, secondo le fasi previste dal decreto e da future direttive, procedendo alle consultazioni con le parti interessate, sentendo il Dagl, eventualmente integrando l’istruttoria secondo le sue indicazioni. Il tutto dovrà essere poi doppiato nella valutazione – successiva all’entrata in vigore dei provvedimenti – dei loro effetti.
No perché, specie per l’Air, le alternative dinanzi a un intervento regolatorio sono due. Da un lato, esiste il buon senso di un legislatore che, riconoscendosi fallibile e sapendo di non potere sapere tutto, evita di andare a pesca di voti con l’esca di una norma offerta per qualsiasi occasione Dall’altro, esiste invece la superbia di un legislatore che, sicuro della propria onnipotenza, nasconde dietro il paravento di tabelle e schede compilate e formule matematiche la volontà di mantenere il controllo sociale intervenendo su tutto.
Il fatto che alcune tecniche di semplificazione producano complicazione è un paradosso solo in apparenza. È, a ben vedere, l’effetto inevitabile di non voler semplificare attraverso l’unico strumento possibile. Che è quello di ridurre la sfera d’intervento dello Stato, di alleggerire il complesso delle regole, non di provare a normare anche la normazione.
19 dicembre 2017