I due autori sono fra i pochi che possono (possiamo) dire di averlo visto da prima che fosse approvato e divenisse sciagurata legge, sebbene prima della sua attuazione non si fosse in grado di misurarne la smisurata negatività. Il bonus edilizio 110% è un concentrato di tutte le cose sbagliate che si possono pensare e fare. Eppure si era in pochi ad avvertirlo e le forze politiche hanno dato vita a una quasi unanimità che, ancora una volta, dimostra la forza del partito unico della spesa pubblica dissennata. Il sottotitolo non lascia margini a equivoci: “Come fallisce una Nazione”. Eppure quello scempio fu voluto da, un governo (il secondo Conte) composto da 5 Stelle e Partito democratico, mentre le opposizioni di allora alzarono la voce non per cercare di fermarlo, ma per provare ad ampliarlo e prolungarlo. Poi, tirate le somme, è toccato a quelle opposizioni governarne l’enorme buco.
Gli autori ricordano che il governo Draghi (che si trovò fra il governo Conte e quello Meloni) provò a mitigare il meccanismo distruttivo, non illudendosi di poterlo fermare. Viste le conseguenze negative la domanda è: non avrebbe dovuto dimettersi, piuttosto che avallare? No, purtroppo. Se il mondo fosse limitato all’Italia sì, sarebbe stato meglio si dimettesse. Ma era iniziata l’aggressione della Russia all’Ucraina e lavorare all’iniziativa occidentale, come egregiamente si fece, era prevalente.
Seconda questione, sulla quale gli autori sono critici: la Commissione non avrebbe dovuto interdire la dilapidazione? Sì, ma si era nella stagione della sospensione del Patto di stabilità, causa Covid, e l’Italia si apprestava a premiare forze apertamente antieuropeiste. Quali sarebbero state le conseguenze?
Quelle conseguenze ce le godiamo noi: 220 miliardi (con gli altri bonus edilizi) – 11% del Pil – consegnati per lo più a chi i soldi li aveva di suo per rifare una percentuale infima di immobili. Si aggiunga: distruzione della credibilità della Ragioneria generale, creazione di moneta parallela, spesa enorme con ricaduta ridicola sulla crescita. II tutto, ripetiamolo, quasi all’unanimità.
Il libro è come il racconto in diretta di un assassinio senza misteri, in cui l’assassino non si nasconde e l’assassinato attende di sapere come va a finire.