Il presidente Renzi, tra il dire e il fare

Sono poche le cose che lo Stato può fare, per spingere l'economia a crescere. Ma sono molte quelle che fa, invece, per impedire che l'economia cresca

28 Settembre 2015

IBL

Argomenti / Diritto e Regolamentazione

Da New York, il Presidente del Consiglio, con la sua tipica sobrietà, ha fatto sapere che “stiamo stupendo il mondo”. Ma ha pure aggiunto che “La crescita dell’Italia è nelle mani degli italiani”.

Sul punto, Matteo Renzi l’oratore di fama internazionale ha ragione. La crescita dell’economia italiana dipende dagli italiani: dalla loro capacità di intraprendere, dalla loro voglia di fare, dal loro know how, dalla straordinaria abilità delle nostre maestranze e dall’inveterato coraggio dei nostri imprenditori.

Sono poche le cose che lo Stato può fare, per spingere l’economia a crescere. Ma sono molte quelle che fa, invece, per impedire che l’economia cresca.

Ci pare che Matteo Renzi il presidente del consiglio non sia molto d’accordo. Con la nota d’aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, il governo ha scelto di provare a “spingere” l’accennata ripresa dell’economia, facendo spesa in deficit. Ha deciso, cioè, di agevolare l’andamento del ciclo anziché contrastarlo. I governi tendono a fare politiche pro-cicliche, lo dice la storia, ma sino ad ora nessuno s’era azzardato a teorizzarle. Sia dato credito per l’innovazione al presidente del consiglio e al ministro dell’economia.

Si tratta di una strada poco saggia, soprattutto in un Paese come l’Italia sul quale incombe il macigno del debito pubblico di cui dà impietosamente testimonianza, secondo per secondo, il nostro “contatore”. La fiducia dei mercati internazionali può abbandonarci velocemente, se appare chiaro che la strada del rigore dei conti pubblici è stata abbandonata.

Ciò che però più stupisce è come questa idea di accompagnare fiscalmente la ripresa abbia sostituito del tutto un’altra idea, che era pure accennata in molti, precedenti discorsi del Matteo Renzi oratore di fama internazionale. L’idea, cioè, di ridurre l’abnorme pressione regolatoria e amministrativa che rende sempre più difficile, per le imprese italiane, crescere.

Ci sono tasse che si travestono da altre cose: da adempimenti obbligatori, da prestazioni che per forza un’azienda, per quanto piccola, deve acquistare da un professionista abilitato. 

Alcune di queste sono, probabilmente, norme di fondamentale importanza: la sicurezza sul lavoro in una grande acciaieria, per esempio. Ma altre – la sicurezza sul lavoro nelle imprese più piccole, per esempio – somigliano a una forma di estorsione organizzata.

La crescita dipende dagli italiani, dice bene Matteo Renzi l’oratore di fama internazionale. A Matteo Renzi il presidente del consiglio, a noi sembra appropriato ricordare quanto con molta saggezza Luigi Einaudi scrisse nella sua dedica all’impresa dei fratelli Guerrino:

“Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi”.

Tutto quello che si può inventare per molestare, inceppare, scoraggiare la libera impresa in Italia è stato probabilmente già inventato (anche se ogni tanto sembriamo determinati a fare ancora peggio). Ma la sopravvivenza di una libera impresa tanto vessata non basta ad autorizzare uno sfrenato ottimismo. Diverso sarebbe il discorso se il governo s’ingegnasse a liberarla per davvero, da quest’opprimente armatura di vincoli. Chissà se il Matteo Renzi oratore di fama internazionale può suggerirlo, al Matteo Renzi presidente del consiglio.

oggi, 27 Dicembre 2024, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
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