“La più grande politica industriale del Paese, il più costoso sussidio mai visto della storia della Repubblica italiana, il più generoso credito d’imposta del mondo”: l’argomento è affrontato da Luciano Capone e Carlo Stagnaro in “Superbonus. Come fallisce una nazione” (Rubbettino). La bocciatura della misura è totale. Di fatto, lo Stato ha elargito un dono ai proprietari di case: ha socializzato i costi di un intervento regressivo, cioè di ridistribuzione a vantaggio dei più abbienti e di spese edilizie che probabilmente sarebbero comunque state sostenute dai privati (addio dunque anche alla scusa dell’incentivo ecologico). Tutto ciò a vantaggio di una minoranza, il 4% dei cittadini, e con un ritorno economico esiguo (il bonus si è ripagato, sembra, solo per il 20% del totale circa).
Nel libro vengono ricostruiti la genesi e il successo del Superbonus. Innanzitutto, la pandemia ha allentato la rigidità fiscale europea. In secondo luogo, il Superbonus si presentava come molto generoso: rimborsava un importo superiore alle spese, il 110%. Non solo, consentiva anche di non dover anticipare i soldi: il credito di imposta si poteva cedere all’impresa costruttrice con lo sconto in fattura; a sua volta, l’impresa poteva cederlo a una banca. Insomma, “il committente ordina, l’impresa fattura, la banca anticipa i soldi, lo Stato paga per tutti”.
Infine, ci sono le responsabilità sociali, politiche e istituzionali; nella ricostruzione di Capone e Stagnaro, impressiona la trasversalità degli attori coinvolti: associazioni di categoria, sindacati, tecnici governativi – con l’eccezione dell’Ufficio parlamentare di bilancio – partiti politici; solo per citare i più importanti. Insomma: un sistema intero ha fallito nel prevedere le conseguenze di una misura quasi esiziale per i conti pubblici.
In calce al libro gli autori confrontano l’importo del Superbonus con altri finanziamenti e voci di spesa: tra il 2021 e il 2023, il Superbonus è costato 160 miliardi di euro; se si aggiungono le frodi e gli altri bonus edilizi, si arriva a 220 miliardi. Più di quanto siano costate ai contribuenti l’istruzione nel 2021 (79 miliardi) e la sanità nel 2022 (131 miliardi).