Immigrati: i media dettano le priorità

Se oggi l'Italia non si divide più sull'immigrazione di massa questo si deve al fatto che chi ci informa guarda altrove

24 Agosto 2021

La Provincia

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Come informa con precisione il sito del ministero degli Interni, nei primi sei mesi e mezzo del 2021 il numero dei migranti sbarcati sulle nostre coste è più che raddoppiato rispetto al 2020 ed è molte volte più alto rispetto al 2019. Soltanto ieri s’è avuto l’arrivo di tre imbarcazioni a Lampedusa, eppure non si può dire che il tema sia al centro della discussione. Nell’estate di due anni fa, invece, in Italia non si parlava altro.

Da una parte c’era Matteo Salvini, che agitava il rischio di un’invasione, e dall’altra c’erano il Pd e la sinistra, che invitavano ad accogliere il maggior numero di persone in fuga dall’Africa. Il che significa che la questione era molto viva in presenza di numeri assai più bassi, mentre oggi a dispetto degli arrivi massicci essa è quasi marginale. È vero che la Lega continua a polemizzare con il governo che pure sostiene, ma in linea di massima l’argomento è uscito dal radar.

Una parziale spiegazione a tutto ciò può venire dal fatto che, da molti mesi, ognuno di noi sembra assorbito dal Covid-19 e dalle risposte da dare. In realtà, però, c’è ben altro, perché è evidente che una questione diventa cruciale (si tratti di uno sbarco di clandestini, di un focolaio di contagi o di una morte a seguito di vaccinazione…) soltanto se i media decidono che lo deve essere. E se oggi l’Italia non si divide più sull’immigrazione di massa questo si deve al fatto che chi ci informa guarda altrove.

Questo conferma molte esperienze del passato: basti pensare a quell’Italia in cui quasi non si parlava d’altro che di Aids. Pure in questi mesi segnati dal Covid-19 ci fu un momento in cui si ritenne che il coprifuoco fosse una misura importante per contrastare il contagio e un’altra in cui l’attenzione era invece soprattutto per i posti liberi in terapia intensiva.

Oggi è difficile immaginare che si possa riproporre il divieto di uscire per strada la notte, mentre anche chi drammatizza maggiormente la situazione sanitaria non sembra chiedere nuovi letti per quanti potrebbero essere in situazione critica. Pare insomma che i temi del dibattito civile escano dal nulla e poi vi ritornino. Le ragioni possono essere molte, ma certo è vero che esiste una formidabile capacità dei media di indirizzare la discussione, scegliendo i temi e quindi in molti casi anche le soluzioni.

C’è però da domandarsi come possa persistere il confronto democratico e, ancor prima, quell’intreccio di visioni che genera un’opinione pubblica autorevole quando abbiamo a che fare con una popolazione che, nel suo insieme, appare tanto plasmabile, orientabile e, alla fine, anche controllabile.

Se si discute incessantemente di immigrazione quando i barconi sono relativamente pochi, mentre il tema quasi scompare quando essi sono molti di più, diventa legittimo chiedersi quanto conti la realtà e quanto, invece, su di essa prevalgano le rappresentazioni. E se in una comunità il controllo sulle immagini e sui temi, sui problemi e sulle risposte, sulle ragioni e sui torti, è nelle mani di pochi e questi hanno la forza di imporsi a tutti gli altri, risulta chiaro che una società di questo tipo manifesta una preoccupante fragilità.

da La Provincia, 24 agosto 2021

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