Nessun ripensamento e neanche un segnale d’apertura nei confronti del potenziale acquirente. Vivendi conferma il suo no alla proposta del fondo americano Kkr per il 100% di Tim. Il gruppo francese si considera «un investitore di lungo termine» nel colosso delle telecomunicazioni «e non intende dismettere la propria la quota», fa sapere un portavoce ribadendo la volontà «di collaborare con le autorità e istituzioni italiane per il successo della società».
Sull’attuale offerta (del valore di circa 11 miliardi) si ribadisce che «non rispecchia il reale valore di Tim». Difatti, secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg, il fondo americano adesso starebbe valutando assieme agli advisor se migliorare la proposta, oggi a 50,5 centesimi per azione. Al di là delle ragioni strategiche, la scelta dei francesi di non vendere trova ulteriori argomenti nell’andamento del titolo in Borsa che, prima dell’annuncio di Kkr, navigava in prossimità dei minimi storici. Un trend che Vivendi, si riferisce in ambienti vicini al gruppo di Bolloré, imputa alla gestione di Gubitosi, accusato di mancare di una strategia sostenibile e di capacità di esecuzione, con effetti negativi sulla sua credibilità sul mercato.
Dopo l’impennata del +30% della seduta di lunedì, ieri il titolo ha ceduto il 4,7%. Il presidente della Consob Paolo Savona, facendo implicito riferimento al dossier Tim-Kkr, nel corso del convegno sull’attività dell’Arbitro per le controversie finanziarie ha spiegato che come Autorità di vigilanza «noi possiamo intervenire solamente quando riusciamo ad avere l’informazione e siamo già intervenuti». Palazzo Chigi segue la partita con attenzione, sembra non aver fretta anche se nei prossimi giorni potrebbe riunirsi il supercomitato messo in piedi da Palazzo Chigi per monitorare il dossier. «Il governo valuterà l’interesse pubblico quando l’Opa ci sarà e quando il piano sarà dettagliato. Ora c’è soltanto una manifestazione di interesse», afferma il ministro Giancarlo Giorgetti. Uno dei passaggi cruciali interni a Tim sarà invece il cda straordinario confermato per dopodomani, il 26 novembre.
Intanto, a vedere di buon occhio l’operazione e l’ingresso di Kkr sono gli analisti dell’Istituto Bruno Leoni, che contestano «la gioiosa macchina da guerra dell’interesse nazionale per chiedere l’intervento del governo contro il barbaro invasore. Ma l’esecutivo dovrà pronunciarsi sull’operazione». Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, non si dice preoccupato ma chiede al governo di tenere alta la guardia: «La proposta di Kkr non è da demonizzare, tutt’altro, e gli effetti di Borsa parlano chiaro, ma non si può lasciar far tutto al mercato tanto più di fronte a una grande azienda strategica. Bisogna che nei criteri di valutazione del piano industriale ci siano due punti: determinare la sicurezza nazionale rispetto al perimetro industriale e produttivo e salvaguardare l’occupazione».
da Avvenire, 24 novembre 2021