Domani i romani saranno chiamati a votare il referendum consultivo per la messa a gara del trasporto pubblico locale della città. Tuttavia è il 19 dicembre la data che più desta apprensione negli uffici dell'Atac, l'azienda al 100% del Campidoglio che gestisce la stragrande maggioranza del trasporto pubblico romano. Tra poco più di un mese l'assemblea dei mille creditori dell'azienda sarà chiamata a votare il via libera al concordato. La procedura in realtà potrebbe durare fino a inizio gennaio. Bisognerà vedere se i creditori (il cui voto è "pesato" in base all'entità del credito) saranno disposti a vedere ridotte le loro richieste (i fornitori aspettavano a fine 2017 da Atac oltre 300 milioni, su un totale di 1,4 miliardi di debiti dell'azienda) oppure preferiranno non aderire alla procedura e di fatto costringendo Atac al fallimento (con il rischio di non rivedere mai più le cifre dovute). Uno scenario, quest'ultimo, che anche il Comune di Roma vede con ansia, visto che vanta dalla sua controllata un credito di 500 milioni, che rischierebbe di non vedere più (uno shock non facile da assorbire per i conti del Campidoglio).
In Atac sono ottimisti, alla luce della semestrale 2018: per la prima volta nella sua storia l'azienda ha ottenuto un risultato netto positivo di 5,2 milioni (risultato positivo che si conta di confermare a consuntivo per tutto il 2018).
Le vendite dei biglietti nei primi sette mesi del 2018 sono aumentate del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2017. Anche il segretario della Fit-Cisl Lazio, Marino Masucci, riconosce il miglioramento dei conti, ma ammette che questo è avvenuto con una «cura da cavallo: l'offerta dei servizi è stata tagliata». Secondo un report dell'Istituto Bruno Leoni, nel 2017 la produzione chilometrica effettiva è risultata inferiore del 16% rispetto al contratto di servizio per bus e metropolitane. Il parco mezzi è sempre più vecchio, con la conseguenza che i bus andati a fuoco sono in aumento (14 nel 2016, 20 nel 2017 e 9 nei primi cinque mesi del 2018).
A giudicare questi dati domani saranno anche i romani, che potranno votare il referendum consultivo, promosso dai Radicali Italiani e Radicali Roma, sulla messa a gara del servizio di trasporto pubblico locale. Il risultato della consultazione (per cui servirà il quorum del 33%) non è vincolante per il Campidoglio. Ma negli ultimi giorni si è acceso lo scontro politico. A schierarsi per il Sì sono Pd e Fi, oltre ai Radicali. Mentre sono per il No M5S, Lega, Fdi e la sinistra di Leu-Si. E se i sindacati si sono schierati per il No, Unindustria invece ha invitato a votare Sì, sottolineando la contraddizione di una forza politica a favore della democrazia diretta, il M5S (che governa il Campidoglio) che si è schierata contro il referendum.
Da Il Sole24ore, 9 novembre 2018