12 Marzo 2019
Il Giornale
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Teoria e scienze sociali
È difficile sapere cosa uscirà davvero dal processo di riformulazione interna del partito di Matteo Salvini. Qualcosa però è ormai chiaro, perché un anno di governo con i Cinquestelle è già stato consegnato agli archivi. E questi ultimi dodici mesi ci dicono che la Lega non è più un movimento posto a difesa dei diritti e degli interessi del Nord, dal momento che il Carroccio è apparso molto determinato sui temi della sicurezza e della lotta all’immigrazione, ma non si è speso affatto con la stessa determinazione quando si è trattato di negoziare in tema di autonomia.
Lo sconforto del ministro Erika Stefani e la crescente irritazione del presidente veneto Luca Zaia sono quanto mai eloquenti al riguardo, ma adesso Salvini ha ambizioni nazionali e non può scontentare i suoi elettori del Centro e del Sud.
La Lega attuale è un partito che s’identifica con il carisma del suo leader e che sta tentando di ridefinirsi quale forza di destra sovranista, all’insegna di un nazionalismo italiano che sta sfondando elettoralmente in tutta Italia. Una simile operazione, però, presenta qualche rischio.
Se nei prossimi anni la società italiana sarà sempre più attratta da logiche scioviniste, non è detto che i frutti politici del recupero dei temi patriottardi debbano essere incassati dalla Lega. Va aggiunto che lo sfondamento al Sud non è del movimento leghista: tutto il merito è di Salvini, che è riuscito a dominare gli spazi mediatici e a porre al centro di ogni discussione il tema dell’immigrazione. Questa personalizzazione, però, è anche segno di debolezza, specie in un’età caratterizzata da comportamenti elettorali molto volubili.
Negli ultimi anni abbiamo assistito all’ascesa e al crollo di Matteo Renzi, prima, e di Beppe Grillo, poi. Se un destino analogo dovesse toccare pure a Salvini nessuno potrebbe sorprendersi più di tanto. Oltre a ciò, la maggior parte dei voti di cui la Lega dispone sono ancora al Nord, dove stanno già manifestandosi i primi segni di scontento dinanzi al cambio di indirizzo politico. E non è detto che, qualora dovesse accendersi pure in Italia uno scontro simile a quello che sta segnando la Spagna alle prese con l’irrequietezza della Catalogna, la Lega sia davvero l’interprete ideale di un nazionalismo schierato a difesa dell’inviolabilità dei confini.
Lanciando il progetto di un movimento sovranista e tricolore, insomma, Salvini potrebbe aprire la strada a chi vanta in materia un ben diverso pedigree.
Da Il Giornale, 12 marzo 2019