14 Aprile 2022
Il Giornale
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Politiche pubbliche
L’incontro tra Mario Draghi e i rappresentanti del centrodestra preannuncia uno dei temi che saranno al centro della prossima campagna elettorale. Gli esponenti dei partiti moderati, infatti, hanno cercato di ottenere dal capo dell’esecutivo qualche rassicurazione in merito al fatto che, nelle settimane a venire, non si procederà con aumenti delle imposte. Particolarmente calda, va sottolineato, è la questione del catasto, dato che la revisione è voluta non certo per semplici ragioni di «razionalizzazione», ma invece per procedere al più presto a un innalzamento del prelievo a danno dei proprietari. Ed è ovvio che a pagare un prezzo assai significativo sarebbe proprio l’elettorato più lontano dalla sinistra.
Il tema delle tasse sulla casa è cruciale, dato che attorno a esso gravitano molteplici questioni. In primo luogo, e lo si è visto quando a sinistra si è scatenata una buriana sui «sovraprofitti» delle aziende energetiche da colpire, una parte dello schieramento politico continua a essere dominata da schemi demagogici.
L’idea è la solita: togliere ai ricchi per dare ai poveri. E se non è tanto evidente che i meno abbienti saranno davvero beneficiari di aiuti, quanto meno si pensa di colpire chi ha di più: all’insegna di una visione che vuole penalizzare chi ha risparmiato investendo nel mattone.
Non c’è solo questo. Come s’è visto nei mesi scorsi, un’ulteriore offensiva contro la proprietà immobiliare viene da argomenti alla Greta Thunberg; e infatti a Bruxelles s’intende mettere fuori causa una parte rilevante del patrimonio edilizio, sostenendo che le vecchie abitazioni non rispetterebbero le regole politicamente corrette in tema di consumi ed emissione di anidride carbonica.
La vecchia sinistra favorevole al prelievo tributario, e da sempre, ha oggi trovato allora altre scuse per tassare. E va anche aggiunto che in questa sua volontà di mettere ordine nell’assetto degli immobili essa può contare pure sul sostegno di quanti, in taluni circoli elitari e molto influenti, ritengono che una proprietà diffusa come è quella delle case si presti a cattive gestioni e sia inadeguata ad affrontare le sfide del presente: soprattutto sul fronte ambientale. Da qui l’idea di un’amministrazione statale e/o da parte di grandi imprese: ciò che renderebbe meno oneroso per chiunque spostarsi e trovare un lavoro in luoghi distanti.
Pare insomma che le ragioni usate per giustificare imposte sempre più alte, che possono assumere il carattere di un autentico esproprio, siano numerose e sempre diverse. In fondo, una società di piccoli proprietari è una società di persone che godono di una qualche autonomia finanziaria e quindi sono meglio in grado di resistere dinanzi ai potenti. Ma chi comanda non apprezza tutto ciò.
Oggi il governo di «unità nazionale» sembra tenere tutto assieme, nascondendo conflitti di interesse e visioni contrapposte. C’è però da chiedersi quanto questo potrà durare, soprattutto con l’avvicinarsi delle scadenze elettorali.
da Il Giornale, 14 aprile 2022