La corsa del debito

Un peso enorme che non si può ignorare

17 Marzo 2023

La Ragione

Argomenti / Politiche pubbliche

Se le moderne tecniche di comunicazione fossero in grado di scuotere gli animi, così da invitare alla discussione e al dibattito costruttivo, allora potremmo riconoscere che anni fa l’Istituto Bruno Leoni riuscì a interpretarle al meglio grazie a un gigantesco tabellone a Led che alla stazione Centrale di Milano e a Roma in quelle di Termini e Tiburtina aggiornava ogni tre secondi un debito pubblico a tredici cifre. Per rendere più efficace il messaggio, una voce ricordava ai passeggeri-elettori che «ogni promessa è debito». Chi scendeva dai treni a Milano veniva poi dalla stessa voce così informato: «Da quando sei partito da Roma, il debito pubblico è cresciuto di 115 milioni». 

Qualcuno la definì una forma di comunicazione masochista e portatrice d’ansia. Per l’Istituto Bruno Leoni era invece un messaggio semplice, in grado di essere visto e udito da centinaia di migliaia di persone, finalmente avvertite del guaio di un aumento indiscriminato del debito pubblico tramite spese improduttive. Una questione che oggi, a maggior ragione, dovrebbe innervare l’intero dibattito politico. Al contrario, i partiti preferiscono dimenticarsene. 

Per gli italiani, male avvezzi ai problemi economici del nostro Paese, tale debito viene considerato superfluo e di poco conto: un sorta di numero virtuale, falso, eliminabile con un semplice clic. Spesso viene esorcizzato con frasi del tipo: «Il debito pubblico lo deve pagare chi lo ha fatto», riferendosi ovviamente ai politici. Chi parla in questo modo ignora che quel debito lo abbiamo fatto tutti noi nessuno escluso e che continuiamo ad aumentarlo, con assoluta indifferenza riguardo il futuro. 

Taluni politici lo citano a braccio nei loro programmi elettorali, promettendone il rallentamento se non addirittura l’abbattimento. Nel farlo propongono però ancora più spesa pubblica corrente e quindi maggior deficit, tanto da piegare l’Italia sotto una pressione fiscale abnorme e un rapporto debito/Pil del tutto perverso. Purtroppo la matematica non è un’opinione: per ridurre il debito, il politico deve tagliare la spesa pubblica mentre il cittadino dovrebbe quantomeno imparare a conoscerla. Ugo La Malfa, nemico integerrimo del debito pubblico, avrebbe di certo applaudito una drastica misura sul suo abbassamento, freddando l’agire politico odierno con una sola frase: «Certo che si può fare debito, ma per fare investimenti».

da La Ragione, 17 marzo 2023

oggi, 26 Dicembre 2024, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
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