La crisi dello Stato moderno

Le trasformazioni significative a seguito del conflitto tra Catalogna e Spagna

2 Novembre 2017

La Provincia

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Teoria e scienze sociali

La crisi che sta sconvolgendo la vita pubblica spagnola e che, ormai, ha investito le istituzioni europee ci dice molto del nostro tempa Quanto sta avvenendo a Barcellona potrebbe anticipare mutamenti profondi e non solo perché è entrata in crisi l’unità spagnola: così che guardano con interesse alla Catalogna tutti i movimenti indipendentisti d’Europa.

Oltre a ciò, si può dire che sembra avverarsi quella “profezia” che fu formulata, più di un secolo fa, dal giurista Santi Romano, persuaso che lo Stato stesse entrando in un declino irreversibile. Allora egli richiamò l’attenzione sui movimenti sociali (a partire da quello operaio), perché era persuaso che stessero emergendo “solidarietà” molto più forti di quella su cui si basa la statualità. E a distanza di cent’anni da quella analisi la condizione dello Stato appare perfino più difficile. In particolare, a Barcellona è in atto un duro contrasto tra Stato e consenso, tra costituzione e democrazia. Gli unionisti si appellano alla Carta fondamentale redatta quarant’anni fa, magli indipendentisti ritengono che debbano essere i catalani di oggi a definire le loro istituzioni.

Nella crisi della costituzione spagnola vi è allora la crisi stessa del costituzionalismo. Nate perle proteggere le libertà individuali e limitare i poteri sovrani, negli ultimi due secoli le carte fondamentali sono state per lo più utilizzate dalle classi politiche per negare tutta una serie di richieste popolari: a partire, ovviamente, dalla domanda di votare sui confini. Pochi lo sanno, ma anche di recente la Corte costituzionale italiana ha negato validità a una legge regionale veneta che istituiva un referendum consultivo sull’indipendenza. Oltre a ciò, le giovani generazioni guardano al mondo come al loro orizzonte. Quanti sono cresciuti con Internet e fin da giovani hanno potuto visitare le città d’Europa grazie a voli low cost sono del tutto indifferenti dinanzi alla retorica del patriottismo ottocentesco. In questo senso, è chiaro che nel quadro spagnolo sia difficile difendere un assetto derivante tra un matrimonio dinastico del Quattrocento.

Nella società di Air-bnb, dell’immigrazione di massa e delle monete elettroniche, pochi considerano immutabile quel sistema politico che ancora mantiene un re Borbone alla testa di quasi tutta la penisola iberica. Nessuno sa co sa produrrà il conflitto tra Catalogna e Spagna, tra indipendentisti e unionisti. Certo gli effetti saranno enormi, dato che questa contestazione nei riguardi di Madrid prende di petto lo Stato moderno stesso: la sua pretesa di essere sovrano, fuori discussione, meritevole di rispetto qualsiasi cosa faccia e quali che siano le attese della popolazione. Il “dio mortale”, come lo chiamò Thomas Hobbes, sta subendo una contestazione radicale e poco importa che gli stessi leader catalani vogliano costruire istituzioni non così dissimili da quelle spagnole. Si ha la sensazione che negli anni a venire l’Europa cambierà molto e non nella direzione che molti immaginavano: non verso una crescente unificazione guidata dagli Stati attuali. Probabilmente siamo solo all’inizio di trasformazioni davvero significative.

Da La Provincia, 2 novembre 2017

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