La spending review non va più di moda. Figurarsi il taglio degli enti inutili.
Negli anni più recenti, la loro soppressione era inneggiata a destra e manca. Avevamo appena imparato che non serviva solo a risparmiare soldi, ma anche a togliere dalla poltrona gli esponenti della «casta», quando ha smesso di essere una soluzione pr?t a porter.
Nelle coperture indicate dal Movimento cinque stelle per finanziare la loro promessa elettorale, c’era, prima del loro arrivo al governo, la voce «soppressione enti inutili», spiegata come «soppressione di tutti gli enti pubblici non economici (deroghe per le federazioni sportive e per gli enti operanti nel settore della cultura)». Di Maio cinguettava, nel maggio 2016, che in un Paese pieno di enti inutili i soldi delle pensioni andassero presi da questi.
Sarà perché quando si governa si fa fatica a rinunciare a poltrone da riempire, sarà che ricollocare risorse e personale è un po’ più complicato che twittare facili slogan, ma gli attuali ministri sembrano più intenzionati a moltiplicarli, gli enti inutili, che a sopprimerli.
Il ministro dell’istruzione Bussetti, secondo quanto si legge dalla stampa, ha appena proposto al presidente del Consiglio Conte la creazione di un’agenzia nazionale per la ricerca. Nel decreto recante disposizioni urgenti per Genova è prevista invece l’istituzione di una Agenzia di vigilanza per la sicurezza delle strade e autostrade. La ricerca e la sicurezza sono finalità tutt’altro che inutili. Sono anzi primarie. Peccato che esista già un’Agenzia nazionale per la ricerca e la valutazione universitaria che ha lo scopo di mettere a sistema e vigilare la qualità della ricerca; così come esistono 102 istituti di ricerca appartenenti al Consiglio nazionale delle ricerche, il quale rappresenta il primo ente di ricerca per numero di ricercatori e presso cui lavorano 8400 persone, tra ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi. Quanto ai trasporti, esiste già un’Autorità di regolazione competente nel settore dei trasporti e dell’accesso alle infrastrutture e ai servizi accessori. Sarebbe più efficiente e meno costoso affidare a un ente già costituito una funzione in più, nell’ambito delle sue competenze, piuttosto che crearne uno nuovo.
Nella nuova narrazione della risorse infinite, parlare di tagli agli enti, come di tagli alla spesa, sarebbe contraddittorio. C’è posto per tutti, c’è spazio per tutto, ci sono soldi per qualsiasi cosa. Perché preoccuparsi di tagliare i costi, quando si può moltiplicare all’infinito la spesa?
Tuttavia, proporre la duplicazione degli enti non significa solo essere insensibili alle esigenze dei conti pubblici. Significa anche, probabilmente, non conoscere il patrimonio di risorse umane e strumentali che è già in dotazione dello Stato. Conoscere per deliberare rischia di dover diventare un monito non per gli elettori, ma per chi ci governa.
2 ottobre 2018