La fede dà la forza a mio padre, Jimmy Lai, di battersi per Hong Kong

Sebastien Lai ha ritirato ieri a Milano il premio Bruno Leoni a nome del magnate dell'editoria incarcerato nel 2020

5 Novembre 2022

Tempi

Argomenti / Teoria e scienze sociali

«Sono stato fortunato». Si fa fatica a credere alle parole di Sebastien Lai, 28 anni, figlio del magnate dell’editoria cinese Jimmy Lai. L’editore dell’Apple Daily, il giornale pro democrazia più importante di Hong Kong, costretto a chiudere dalle autorità nel giugno 2021, è perseguitato politicamente dal regime comunista e si trova in carcere dal dicembre 2020.

«Se pochi giorni prima dell’arresto di mio padre non mi fossi trasferito a Taipei per lavoro, probabilmente avrebbero arrestato anche a me». Da due anni Sebastien non può tornare a casa, ma gira il mondo per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica su Hong Kong e sulla sorte del padre, che a 75 anni (li compirà l’8 dicembre) deve ancora affrontare il più duro dei processi, il quale potrebbe valergli addirittura l’ergastolo. Incontriamo Sebastien a Milano, dove ieri ha ritirato a nome del padre il premio Bruno Leoni dall’omonimo think tank fondato da Alberto Mingardi.

Sono ormai due anni che Jimmy Lai è in prigione. Quali sono le sue condizioni?
Psicologicamente è dura, ma la sua salute è buona. Ha avuto il Covid, ha perso un po’ di peso ma sta bene: fa esercizio fisico, scrive e legge molto.

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