Immaginiamo di dover stilare una classifica: quella dei leader politici che, pur con tutte le imperfezioni delle cose del mondo, hanno avuto, nell’ultimo secolo, il maggiore impatto positivo sulla libertà e la vita di altri esseri umani. La classifica sarebbe di necessità breve: più lunga quella dei leader che invece si sono distinti nello strangolare la libertà di altri esseri umani.
Se mai dovessimo stilare quella classifica, una delle posizioni di testa, paradossalmente, sarebbe occupata da un alto funzionario del Partito Comunista cinese: Deng Xiaoping. Allentando le briglie all’economia cinese – che significa: rendendo possibile ad esseri umani in carne ed ossa vendere e comprare, fare commercio, fare impresa – Deng ha sensibilmente migliorato la vita di milioni di persone.
Deng non era certo un leader “liberale”: altre eredità del suo lungo regno sono più controverse.
La scorsa settimana, il governo cinese ha annunciato un rilassamento della politica del figlio unico: tentativo di calmierare coercitivamente l’incremento demografico, anch’esso risalente all’epoca di Deng.
Come ha spiegato in un illuminante articolo sul “Wall Street Journal” il demografo Nicholas Eberstadt, le conseguenze inintenzionali della politica del figlio unico sono state devastanti. Grazie ad essa, nelle campagne cinese fiorì l’infanticidio delle bambine, poi l’aborto selettivo, provocando un terribile sbilanciamento demografico, che vede tutt’ora nascere all’incirca 120 bambini maschi per 100 bimbe femmine.
Il Paese è ormai sul ciglio della stasi demografica. La percentuale di over 65 sulla popolazione dovrebbe aumentare del 60% entro il 2020, mentre la popolazione in età da lavoro si assottiglierà all’incirca di un terzo.
La Cina non abbandona la politica del figlio unico per tornare alla libertà di mettere al mondo quanti figli una madre e un padre desiderano: ne saranno consentiti due a coppia. L’idea che in qualche modo la fertilità sia materia di decisione politica, quindi, non è venuta meno.
Come nel caso delle “liberalizzazioni” di Deng, l’impatto di questa novità sarà straordinario: milioni di coppie si riappropriano di un pezzetto di libertà. Siamo davanti alla notizia più importante dell’anno, per la concreta libertà di tanti, tantissimi esseri umani: ne siamo consapevoli.
Ma l’amaro in bocca resta. È vero che i cinesi ci hanno abituato a transizioni graduali. Ma dalle conseguenze inintenzionali della politica del figlio unico andrebbe tratto un insegnamento più radicale. Non ne sappiamo abbastanza, neanche in quest’ambito, perché un singolo centro di potere possa decidere per tutti.
Il declino dei tassi di fertilità, in Occidente, è spiegato dai più con la rivoluzione sessuale e la crescente secolarizzazione. Ma negli ultimi quarant’anni l’Iran è passato da 6.93 figli per ogni donna, a 1.92: e questo in un periodo segnato da tutt’altro che un’accelerazione nel processo di secolarizzazione.
Si possono individuare delle tendenze ma per predire, oggi, quanti figli vorranno fare i figli dei nostri figli servirebbe la palla di vetro.
La nostra presunzione di sapere non deve condizionare la vita di milioni di altri esseri umani: è questa la lezione del Novecento che ci ostiniamo a non imparare.