La politica si nutre di irrazionalità

Le democrazie sono deboli, fragili, ma vale la pena viverle rispetto a sistemi più efficienti ma più chiusi

14 Giugno 2024

La Stampa

Serena Sileoni

Argomenti / Teoria e scienze sociali

La docente di Diritto costituzionale e studiosa del pensiero liberale a ​La Stampa è con voi​: «Il premier forte non è quello eletto ma quello che riesce a non cadere gestendo le crisi». «I liberali piemontesi più illustri erano persone estremamente razionali, perché il pensiero liberale richiede molta razionalità. In politica però l’​irrazionalità e l’​emotività contano. E quello che manca al pensiero liberale, un po’​ per costituzione e un po​’ per storia, è proprio la capacità di andare dritti al cuore. Il ragionamento con la testa, soprattutto quando si parla del futuro, ha bisogno di emotività». Parola di Serena Sileoni, docente di diritto costituzionale e firma de La Stampa, oltre che grande conoscitrice del pensiero liberale.

Sileoni è intervenuta ieri all’​evento ​La Stampa è con voi​. Nel corso del suo dialogo con il vicedirettore Federico Monga sono stati discussi temi fondamentali per l’​attualità politica italiana ed europea. Come l’ondata di astensionismo alle ultime elezioni (soprattutto alle Europee) che ha coinvolto circa un cittadino su due: «È un fenomeno in parte fisiologico e in parte patologico» ha detto Sileoni. Che però rende «il potere scarsamente rappresentativo». Ma l​’astensionismo ha anche una spiegazione ​demografica​: «Il voto è una proiezione nel futuro: più una società invecchia e meno ha interesse nel futuro». Non bisogna dimenticare, infine, che l’​astensionismo diffuso è un fenomeno che caratterizza tutta l​’Europa e che costituisce «un segnale politico: chi si astiene non svolge un dovere civico, è vero, ma esprime anche un pensiero. Un po​’ come quando non diciamo quello che pensiamo: in quel caso il silenzio è più assordante delle parole».

Si è parlato anche di istituzioni europee e della loro costitutiva fragilità in quanto istituzioni democratiche: «Le democrazie per definizione sono deboli, fragili, porose. Ma credo valga la pena vivere qua piuttosto che in sistemi più efficienti ma più chiusi» ha spiegato Sileoni. Più nello specifico la docente ha riflettuto sull’​unanimità come criterio necessario all​’interno degli organi decisionali europei. Un tabù che rende l​’Ue più democratica ma anche più conflittuale, e che non è semplice da abbattere. Farlo «vuol dire fare una federazione, ed è difficile. Ci sono però altri strumenti per rafforzare l​unione, attuabili senza un progetto politico che richiede una forza o una vigoria che non c​è in questo momento».

Dall’​Unione europea, poi, Sileoni ha trattato alcuni temi fondamentali per il dibattito politico italiano. Come il premierato: «Penso che il premier forte non sia il premier eletto ma quello che riesce a non cadere gestendo le crisi» ha riflettuto la docente. O l’​autonomia differenziata, cavallo di battaglia della Lega: «Il Paese è già spaccato ‐ ha detto Sileoni ‐. I dati Istat mostrano un taglio netto tra nord e sud, spaccati sotto qualsiasi punto di vista. L​’Autonomia che si sta votando, più che spaccare il Paese spaccherebbe i conti, perché nel momento in cui dà maggiori risorse alle Regioni che lo richiedono compensa anche le altre Regioni». A chiusura del dibattito, la docente ha anche riflettuto sulla necessità di una riforma della giustizia, comparandola con la sua difficoltà di attuazione: «Ci vuole una forza che neanche i governi più legittimati e testardi hanno».

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