La prospettiva ingigantisce le cose vicine e riduce quelle lontane. Sarà anche per questo che problemi e questioni di medio-lungo termine fanno fatica ad entrare nel dibattito pubblico. Come rileva l’ultimo aggiornamento del Superindice IBL, l’Italia si sta distanziando sempre di più, in negativo, rispetto alla performance media dei paesi dell’Unione europea e dell’Eurozona se si prende a riferimento l’insieme di componenti chiave come la crescita del prodotto interno lordo, l’occupazione, il rapporto deficit/Pil e debito pubblico/Pil, il rapporto fra bilancia dei conti correnti e prodotto interno lordo.
La politica italiana non è necessariamente ferma e immutabile: può anche avere momenti di iperattività. E nondimeno, in un caso e nell’altro, fatica a schiodarsi dall’idea che l’economia e la crescita economica abbiano bisogno di uno Stato che distribuisca ricchezza, decida dove investire, sposti le spese da una voce all’altra, che non riesca a ridurre la spesa pubblica perché pensi vi sia un solo modo, la copertura universale, per garantire le voci maggiori di spesa, i cosiddetti diritti sociali.
Non avremo segnali positivi nei fondamentali finché lo Stato non smetterà di essere insostituibile nelle funzioni che esso stesso considera essenziali: finché, cioè, ampi spazi saranno aperti alla concorrenza, e ci daranno possibilità di osservare quell’innovazione e quel risparmio che di norma questa produce. Perché ciò si avveri, i governi dovrebbero impegnarsi a ripensare lo stesso welfare sociale, da dove viene la parte più importante della spesa pubblica. Altrove l’accesso alle cure sanitarie e la pensione sono garantiti a tutti senza che sia lo Stato a controllare, produrre e erogare i relativi servizi. Come scrive Paolo Belardinelli nel paper “Rischi e proposte per il finanziamento del welfare italiano”, (PDF) in Olanda il servizio-sanità viene offerto a tutti attraverso un meccanismo fondamentalmente assicurativo, mentre in Cile la previdenza è diventata economicamente sostenibile da quando si è passati a un sistema sostanzialmente a capitalizzazione. Mettere in discussione le modalità di erogazione di un certo servizio non vuol dire mettere in discussione la sua esistenza. Al contrario, vuol dire porsi il problema della sua sostenibilità economica e individuare i modi alternativi per garantirlo non solo per noi oggi, ma anche per il futuro.