2 Settembre 2014
Corriere della Sera
Alberto Mingardi
Direttore Generale
Argomenti / Teoria e scienze sociali
La guerra non è che la prosecuzione della politica con altri mezzi, diceva Clausewitz. Ogni tanto, noi italiani sembriamo pensare lo stesso dell’economia. Sembriamo convinti, cioè, che essa debba obbedire ad altre logiche, piuttosto che a quella, arida e impersonale, del sistema dei prezzi. Dev’esserci altro: una trama di relazioni e intrighi celati nell’ombra, apparentemente lontani dalle transazioni mercantili e che proprio per questo le spiegano. Molto si è scritto della «sconfitta» di Telecom, nella «lotta» per assicurarsi la brasiliana Gvt, attualmente di proprietà di Vivendi. Come molto s’era scritto, in anticipazione di una eventuale «vittoria», su un pranzo al largo della Sardegna e sul panfilo del finanziere Bolloré, imbastendo una narrazione intrigante, con l’eterno canovaccio «gli amici dei miei amici (in questo caso, Mediobanca) sono miei amici».
Qualcuno avrà storto il naso, leggendo sul Corriere l’intervista di Massimo Sideri a Giuseppe Recchi, dove questi spiegava che i cavalleggeri di Telecom non hanno fallito l’assalto. Semplicemente, erano disponibili a pagare un certo prezzo, e non un altro. La storia recente delle tlc è piena di matrimoni finiti male, ricordava Recchi, e i matrimoni finiti male possono rivelarsi tremendamente costosi. Non è che i manager non sbagliano: essendo esseri umani, sbagliano con la stessa frequenza di ciascuno di noi. Ma non ha senso valutarne le mosse come se stessero giocando a Risiko, e nella competizione del mercato vincesse chi pianta la sua bandierina su più territori. Cosi, seguitiamo a pensare che un’azienda che compra un’altra sia «forte», mentre una che non lo fa è «debole». Quando siamo noi a fare spese, però, sappiamo benissimo che non vale sempre la pena di acquistare un certo bene o un certo servizio: e che il prezzo non è un dettaglio irrilevante, affinché uno scambio avvenga oppure no.
I bravi amministratori cercano di fare l’interesse degli azionisti, coraggio e prudenza per loro sono virtù complementari. I tifosi vorrebbero vederli marciare sulla Kamchatka, al costo di rimetterci tutti i carrarmati. Il tifo è meglio tenerlo lontano dalle board room.
Dal Corriere della sera, 2 settembre 2014