Da qualche settimana è ricominciata la scuola. Sedendosi ai banchi i nostri figli e i nostri nipoti si sono trovati davanti i loro manuali di storia, di filosofia e di scienze ancora pieni, quasi sempre, di una descrizione del mondo perfettamente avversa alla realtà politica ed economica che ha portato al successo, alla libertà e a un benessere senza precedenti l’Occidente e, progressivamente, il mondo intero: il capitalismo liberale.
Se questa è la realtà delle cose, ed è, dati alla mano, una realtà sostanzialmente inoppugnabile, ciò che viene insegnato ai nostri giovani è l’opposto. Un saggio appena uscito – A scuola di declino. La mentalità anticapitalista nei manuali scolastici scritto dai professori Luigi Marco Bassani, Carlo Lottieri, Andrea Atzeni – mostra quanto in profondità quei libri su cui i nostri ragazzi si formano siano imbevuti di una mentalità che è strutturalmente socialista, terzomondista e radicalmente ecologista. Tutti i principali fenomeni politici, sociali ed economici vengono ricostruiti da una prospettiva che si abbevera alle fonti del marxismo, del materialismo storico, del conflitto tra classi.
La Rivoluzione industriale, ad esempio, un passo avanti formidabile nella storia della società umana, il momento che ha portato a una letterale esplosione della produzione e del successivo benessere, è descritta come una sorta di inferno sulla terra. E questa la vulgata che gli autori smontano pezzo dopo pezzo ma che nel frattempo s’impone nella testa dei nostri ragazzi de-formando la loro visione delle cose. Sono infatti questi stessi ragazzi che si formano su quei manuali quelli che ci troviamo preda dell’eco-ansia, ossessionati dalla mitologia apocalittica del cambiamento climatico e che vediamo manifestare in piazza contro l’uomo bianco occidentale colpevole di qualsiasi malefatta commessa sulla terra.
Ma tutto, tutto, parte dalla scuola. E lì che ci si confronta e che per la prima volta si sente l’autorità dei “maestri” che, inevitabilmente, formano, e s-formano, le nostre coscienze.
È difficile sovrastimare l’impatto che una visione ambientalista, pauperistica e anticapitalistica può avere sulle menti più giovani. Questa visione del mondo esige che taluni stereotipi prevalgano in maniera irresistibile: le aziende sfruttano e devastano, l’Occidente è portatore di una cultura mortifera e violenta, ogni gruppo minoritario (legato all’etnia, alle preferenze sessuali, alla professione religiosa, ecc.) è sempre minacciato dalla cultura di tradizione bianca (che è pure patriarcale, cristiana, europea, eterosessuale e capitalistica), l’ambiente non è mai protetto dall’azione umana ma sempre e solo distrutto».
Penso sia facile comprendere i danni che una simile ideologia può causare ai ragazzi e quindi al nostro futuro. Questo libro è un campanello d’allarme che non deve rimanere inascoltato, soprattutto da chi governa.