«La sostenibilità economica dei nuovi asili nelle città? I sindaci dovevano pensarci in fase di progettazione»

Le parole del sindaco di Bari mostrano come la politica non abbia pensato a un'analisi preventiva delle infrastrutture costruite con il PNRR

17 Settembre 2024

Gazzetta del Mezzogiorno

Nicola Rossi

Argomenti / Politiche pubbliche

Pnrr come occasione di modernizzazione del Paese ma con effetti collaterali tutti da scoprire: questa prospettiva emerge dalle dichiarazioni del sindaco di Bari Vito Leccese su come rendere operative le nuove infrastrutture realizzate con i fondi del Piano. «Il Pnrr non finisce il 30 giugno 2026: se finisco un asilo nido poi lo devo usare e ho bisogno della spesa corrente proporzionale alla qualità dell’investimento. Oggi dovremmo già iniziare a discutere di questo. Il governo centrale sa come manterremo tutte queste opere realizzate con i fondi Ue?». Di questo e del complesso quadro la Gazzetta ne ha parlato con Nicola Rossi, ordinario di Economia Politica presso l’Università di Roma “Tor Vergata” dal 1993, ex parlamentare e componente della Fondazione Istituto Bruno Leoni.

MICHELE DE FEUDIS: Professor Nicola Rossi, l’indicazione di Raffaele Fitto come commissario europeo crea apprensione su chi assumerà la delega al Pnrr, così delicata in questo frangente economico nazionale. Cosa c’é a aspettarsi?

NICOLA ROSSI: C’è la certezza che chiunque assuma quella delega non potrà che continuare sulla strada tracciata.

Una linea da seguire?

Una strada, quella indicata dal ministro salentino, che si è rivelata positiva sotto molti aspetti, lo vediamo con il mantenimento degli impegni assunti con l’Unione e con le scadenze rispettate. Chiunque arriva, dovrà mantenere quella rotta. E lo farà con un elemento di vantaggio: avrà un punto di riferimento in Europa, proprio Fitto, ovvero chi ha tracciato quella rotta.

La realizzazione del piano: perché è stata importante la rimodulazione operata dal ministro degli Affari Europei?

Perché è stata un atto di realismo, nel senso che si è ritenuto opportuno, correttamente secondo me, di spostare altrove progetti che avevano una bassa possibilità di realizzazione nei tempi del Pnrr, tempi stringenti, sostituendoli con altri che hanno una data di conclusione molto più plausibile.

Le opposizioni l’hanno però criticata.

È stata una operazione di realismo, che andava fatta prima. Dovevano pensarci anche i governi precedenti, bisognava che qualcuno lo facesse.

I primi lamenti dei sindaci italiani come Manfredi a Napoli e Leccese a Bari sul Pnrr sulle risorse per rendere operative le nuove opere. Come stanno le cose? Chi ha creato il corto circuito?

Questa è una affermazione sorprendente. Un sindaco che decide di potenziare un determinato tipo di servizi nella propria città non può non porsi il problema delle spese di manutenzione e funzionamento di quegli asili o, in generale, di quelle infrastrutture “prima” di decidere di volerle. E deve informare i cittadini di questo, con tutto quello che ne consegue. Trovo sorprendente che si aprano cantieri per infrastrutture a carattere locale e una volta realizzate ci si domandi come tenerle in vita. Bisognava pensarci prima: ora, se si è in tempo, bisogna dire ai cittadini che se vogliono infrastrutture migliori, devono probabilmente essere disposti a pagare di più per manutenerle e renderle operative.

Cosa non torna?

Non si può chiedere ex post allo Stato e a tutti i cittadini un contributo aggiuntivo per farle funzionare. Bisogna chiederlo ai propri cittadini.

Ecco il corto circuito.

Tutti i livelli di governo non statali, difendono l’autonomia ma quando si trasforma in responsabilità traendo le conseguenze delle proprie scelte, ci si tira indietro. Non è un bel modo di usare la propria autonomia. Se a Bari vogliono più asili e migliori, bisognerà che in qualche modo ne paghino il mantenimento. E necessario usare un linguaggio di verità con i cittadini. Non si può far pensare che le opere del Pnrr siano un regalo che arriva dall’Ue e qualcuno poi le manterrà…

Troppa retorica?

Mi limito a chiarire che abbiamo fatto un debito che in larga misura dovremo ripagare.

La finanza pubblica degli enti ha bisogno di accompagnare progetti – anche del Pnrr – con pragmatismo e sostenibilità. La ricetta che suggerisce?

Il pragmatismo è utile sempre, per lo Stato e gli enti locali. La sostenibilità è un concetto generico, e non è solo quella ambientale. Anche la sostenibilità economica conta. Un asilo costruito senza sapere come verrà mantenuto non è un esempio di sostenibilità.

Il Pnrr per il Sud e la Puglia: che impatto si auspica possa avere?

Fino al 2026 l’impatto sarà quello banale dell’incremento della domanda, come Sud e come intero paese. Impatto strettamente keynesiano. Sarà di dimensioni inferiori a quello che molti immaginano, temo. Non sempre gli investimenti pubblici hanno un moltiplicatore elevato. Sul piano temporale…

Oltre il 2026…

Bisognerà vedere che impatto avranno questi investimenti e le connesse riforme dal 2027 in poi. Allora ripagheremo il debito. Se queste riforme non generassero prodotto potenziale tale da consentire il ripagamento del debito, avremmo un nuovo problema di finanza pubblica. L’operazione Pnrr è stata fatta senza valutare con attenzione questo aspetto. Quando si è tornati da Bruxelles annunciando che si era portato a casa un sacco di soldi, bisognava chiedersi per fare cosa e come…

oggi, 22 Ottobre 2024, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
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