È cominciata la lunga sessione di bilancio, secondo le liturgie della vita parlamentare. Quest’anno, il dibattito sembra ancora più confuso del solito: si combinano barocche procedure italiane con ancora più complesse procedure europee. Alle solite anticipazioni dei giornali si sovrappongono le anticipazioni fornite dal governo stesso: più veloce nella produzione di slides che in quella di testi di legge.
Abbiamo già scritto che l’ispirazione della finanziaria è quella di chi pensa che solo attraverso la spesa pubblica si possa fare “crescita”, sulla base di una lettura semplicistica dell’esperienza americana degli ultimi anni. Ci pare importante aggiungere ora tre puntualizzazioni, che sono sorprendentemente assenti dai commenti e dalla riflessioni apparse sui quotidiani.
1. La discussione con la Commissione europea non riguarda, come si scrive, 1,7 miliardi di disavanzo in più o in meno: ma, in realtà, ben dieci volte tanto. Quando approvò la legge finanziaria per il 2016, accordando la cosiddetta “flessibilità”, la UE chiese ed ottenne dal Governo italiano l’impegno a migliorare nel 2017 di 0,6 punti percentuali il saldo strutturale di bilancio (quello al netto degli effetti del ciclo economico e delle una tantum) in rapporto al PIL. La legge di bilancio ora presentata prevede invece che quel saldo peggiori di 0,4 punti percentuali. Il totale della differenza fa l’1% del PIL, cioè 17 miliardi.
2. Il peggioramento del saldo rispetto agli impegni assunti non è conseguenza del taglio delle imposte sui redditi delle società. Quella riduzione era già inclusa nei conti (tecnicamente, nel bilancio a legislazione vigente). Al di là degli infiniti aggiustamenti su entrate e spese, che finiscono per elidersi a vicenda, il peggioramento è dovuto al fatto che per il 2017 il Governo ha rinunciato al previsto aumento dell’IVA, accrescendo di un importo corrispondente il deficit.
3. La promessa di ridurre il deficit nel 2018, fino ad azzerarlo nell’anno successivo, continua a fondarsi su un drastico aumento dell’IVA; era così anche per il 2017. Probabile che di nuovo il Governo non aumenterà l’IVA: ma il deficit sì. Ciascuno giudichi se le promesse riguardo alla riduzione del debito possano ritenersi credibili.