Le favole di Conte sul Reddito

Da sempre, i più poveri sono usciti da quella condizione con i loro sforzi, e non con le elemosine di Stato

24 Gennaio 2023

Il Giornale

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Politiche pubbliche

Fermato in un mercato rionale di Roma da un cittadino che l’ha aspramente rimproverato di difendere a spada tratta il reddito di cittadinanza (nonostante le conseguenze devastanti di questa misura), l’ex premier Giuseppe Conte si è limitato a replicare come le tesi – in verità assai ragionevoli – esposte da quel signore fossero soltanto il frutto di una campagna mediatica orchestra da Mediaset. Le cose, però, non stanno così.

Il video che propone quello scambio di idee (diffuso dall’agenzia Dire) è quanto mai eloquente nell’evidenziare la distanza abissale che separa la saggezza popolare dal populismo interessato dei demagoghi che vivono di politica. In fondo, l’interlocutore di Conte ha sottolineato due elementi davvero cruciali: il carattere diseducativo dell’aiuto consegnato a chi invece dovrebbe darsi da fare per lavorare; il carattere anti-economico di una misura che spinge molti soggetti a reddito basso a rinunciare al lavoro per ricevere il sussidio.

Sappiamo che Conte è riuscito a far sopravvivere il Movimento Cinquestelle, che a un certo punto era destinato a un declino inarrestabile, proprio facendone un partito monotematico e schierato a difesa di questi meccanismi redistributivi. Si è rivolto ai ceti più deboli promettendo loro di continuare a erogare loro alcune centinaia di euro anche in assenza di un lavoro.

Il vero guaio è che lungo questa strada non c’è alcun tipo di emancipazione. Chi oggi è in difficoltà può crescere se trova una sua posizione nella società, se acquisisce competenze, se riesce a mettersi al servizio degli altri. Da sempre, i più poveri sono usciti da quella condizione con i loro sforzi, e non con le elemosine di Stato.

Per giunta, quella reazione dell’uomo della strada è davvero nutrita di sapienza perché avverte come il reddito di Stato rischi di condurci in una condizione di servaggio generalizzato. Quando ci mettiamo al servizio del prossimo, diamo qualcosa ad altri e ne riceviamo di che vivere: in un contesto di libertà. Al contrario l’assistenzialismo dei grillini prevede una crescente tassazione di quanti lavorano e un’analoga dipendenza dal potere di coloro che devono soltanto attendere l’elargizione del politico di turno.

A quel punto, dopo aver distrutto il senso di responsabilità e avere scassato il sistema produttivo, il reddito di cittadinanza finirebbe pure per mortificare sempre più le libertà di tutti noi, consegnandoci a un futuro veramente cupo.

da Il Giornale, 24 gennaio 2023

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