Rainer Zitelmann, storico, sociologo e giornalista, da poco ha pubblicato “Elogio del capitalismo, dieci miti da sfatare” (Istituto Bruno Leoni Libri), in cui tramite dati e ricostruzioni storiche dimostra che capitalismo non è sinonimo di avidità o disuguaglianza, neanche la causa di monopoli, degrado ambientale e climatico, né l’origine di un consumismo sfrenato.
Avendo svolto attività di ricerca presso la Libera Università di Berlino, spiega: «Ci sono tre preoccupazioni principali. L’inflazione, risultato di politiche errate delle banche centrali, che hanno stampato sempre più denaro, portando prima a un’inflazione dei prezzi degli asset (beni immobili, azioni) e ora a un’inflazione dei prezzi dei beni di consumo. La carenza di lavoratori qualificati e lavoratori in generale. Questo è il risultato di un trend demografico. Ma è anche il risultato del Welfare state».
In che senso?
Ci sono molte persone che potrebbero lavorare, ma preferiscono vivere di sussidi. Questo è un problema in particolare in Germania, ma anche in altri Paesi.
Terza preoccupazione?
Sempre più regolamentazioni. Bruxelles e i governi nazionali stanno regolamentando sempre di più. Meno norme e leggi significherebbero maggiore crescita e attrattività per le imprese. Sono stato a Madrid. Lì il governo ha una politica intelligente. Ha abolito molte regolamentazioni per la regione di Madrid. Ma è un’eccezione. Un grosso problema è la normazione frenetica attuata dall’UE, che quasi ogni settimana elabora nuove regolamentazioni, le quali rendono la vita difficile per il mondo degli affari.
Per anni gli imprenditori sono stati visti come dei “prenditori”, usurpatori, affamatori dei lavoratori. Oggi è ancora così?
Il problema più grande nella nostra società non è che gli imprenditori (“ricchi”) siano costantemente messi alla gogna e attaccati. Ma è che loro non reagiscono quasi mai. Loro hanno i mezzi finanziari per farlo, ma non lo fanno. Molti sono timorosi e immediatamente indietreggiano se, per esempio, gruppi woke decidono di attaccare un’azienda con ondate di critiche o perfino invocando il boicottaggio. Il problema con il capitalismo è che ci sono pochi suoi difensori. Senza imprenditori non ci sarebbe prosperità. La caratteristica più importante di una società a economia di mercato è l’esistenza di imprenditori che sviluppano idee per prodotti nuovi o più economici. Pensate, per esempio, a gente come Steve Jobs (Apple), Larry Page e Sergej Brin (Google) o ai fondatori di Whatsapp, Brian Acton e Jan Koum. Non c’è un singolo Paese socialista che abbia fatto migliorare le condizioni di vita delle persone comuni. E questo per l’assenza di imprenditorialità.
Come può essere incoraggiata l’imprenditorialità?
Penso che ogni settimana le scuole debbano invitare un imprenditore per parlare di come abbia fondato la sua compagnia e di cosa significhi essere un imprenditore. Non credo che possa essere un insegnante a parlare di economia. Molto raramente i docenti hanno le competenze. Un insegnante è andato a scuola, all’ università per alcuni anni e poi è tornato a scuola. Lui non sa o non può capire cosa significhi imprenditorialità. E non può ispirare gli studenti a diventare imprenditori.
da Economy, settembre 2023