Liberalizzazioni: una città più aperta

È sensato che Milano chiuda botteghe e centri commerciali il 25 aprile dell'anno dell'Expo?

7 Luglio 2014

Corriere della Sera

Alberto Mingardi

Direttore Generale

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Fino al 1970, in Italia il sale si poteva comprare soltanto nelle rivendite di «sali e tabacchi». Il suo arrivo nelle rivendite di generi alimentari e nei supermercati è stata una delle prime «liberalizzazioni» – e fra le più rilevanti, sul piano simbolico. Il sale, fondamentale per la conservazioni dei cibi, era stato oggetto delle pretese monopolistiche dei governi dall’alba dei tempi.

La nostra adesione alla Comunità europea, da una parte, e il frigorifero, dall’altra, ne fecero giustizia. La liberalizzazione del commercio, in Italia, procede lentamente da quarant’anni (restano regolamentati i saldi, che cominciano oggi). Con l’esecutivo guidato da Mario Monti, sono stati completamente liberalizzati gli orari d’apertura. Questo non significa che i negozianti siano obbligati a stare aperti ventiquattr’ore al giorno sette giorni su sette: ma piuttosto che possono decidere quando è più opportuno abbassare la saracinesca, sulla base delle loro aspettative circa le esigenze dei loro clienti.

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