26 Aprile 2023
Il Foglio
Carlo Stagnaro
Direttore Ricerche e Studi
Argomenti / Teoria e scienze sociali
Ha un ruolo da comprimario, mai da protagonista. Eppure la libertà non è solo giusta, è anche necessaria per un futuro di prosperità. Un’indagine sull’Italia con le mani legate, alla vigilia del giorno della Liberazione
C’è una parola su cui domani, giorno della Liberazione, dovremmo soffermarci tutti a riflettere: libertà. La libertà, nel dibattito pubblico italiano, semplicemente non c’è. Non che sia del tutto assente. C’è suo malgrado. C’è in incognito. C’è da comprimaria ma senza mai avere un ruolo da protagonista. Quando Giorgia Meloni, nel discorso della fiducia, ha detto che “il nostro motto sarà: non disturbare chi vuole fare”, ha reso omaggio alla libertà degli individui di intraprendere e creare valore economico, anticipando e soddisfacendo i bisogni degli altri. Quando Elly Schlein ha sostenuto che “non c’è alcuna ragione di negare il riconoscimento, il diritto all’esistenza in questa comunità” ai figli delle coppie omogenitoriali, ha riconosciuto che le persone dovrebbero poter scegliere come organizzare la propria vita. Tutti, sostenitori e oppositori del governo, domani declameranno discorsi pensosi attorno alla libertà ch’è sì cara, come sa chi per lei vita ha rifiutato – e grazie al cui sacrificio noi siamo qui, oggi, ad azzuffarci.
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