Libertates, volume curato da Carlo Lottieri e Daniele Velo Dalbrenta, nasce da un insieme di riflessioni sorte in occasione di un convegno tenutosi nel 2010 a Verona, promosso dall’omonima associazione culturale Libertates. Il saggio sorge, quindi, come una raccolta di interventi che ruotano attorno al concetto di Stato moderno, in un’ottica volta ad analizzarne le recenti criticità e a proporre strade innovative di risoluzione delle problematiche, in una prospettiva che attraverso il tempo e lo spazio, ripercorrendo e parzialmente riproponendo modelli e principi guida dall’antica polis greca fino alle nuove tendenze degli Stati Uniti di oggi, tra cui le “homeowners associations”. Nel corso della trattazione, condotta attraverso una molteplicità di contributi, i vari autori sottolineano come, in diversi campi, lo Stato non sia più in grado di adempiere correttamente alle sue funzioni originarie. Si cercano, quindi, nuove strade, prevalentemente a partire dal “basso”, per risolvere quelli che vengono identificati come fallimenti dello Stato moderno. Le riflessioni tagliano trasversalmente il tempo e lo spazio, alla ricerca di soluzioni che abbiano origine dai cittadini e che siano ispirate ai principi della “libera scelta, dell’opzione individuale, della decisione volontaria come fondamento di un vivere sociale variamente articolato”.
Un primo spunto di riflessione viene proposto in riferimento alle comunità contrattuali, in particolare riguardo alle “homeowners associations” degli Stati Uniti. A partire da tali nuove forme di aggregazione residenziale volontaria, in cui i residenti di piccole comunità riescono a istituire, autonomamente, un sistema di regole relative all’utilizzo di spazi ed edifici nel loro quartiere, l’autore prende spunto per riaffermare i principi e le logiche che dovrebbero essere alla base delle amministrazioni locali, stabilendo innanzitutto leggi che abbiano una certa stabilità nel tempo. Tali realtà, insomma, “suggeriscono qualcosa anche in termini di riorganizzazione delle strutture statali”, manifestando una rilevanza non solo limitata ai casi specifici, ma anche indirettamente finalizzata a ripensare il modello di Stato.
Un altro interessante riferimento, contrapposto in senso temporale alle “comunità contrattuali” americane, ma legato ad esse in linea di principio, è costituito dall’antica polis greca. Nell’interpretazione degli autori, la polis (la cui gestione diretta apparteneva alla comunità, che la esercitava attraverso razionali procedure di discussione) non rappresenta un modello da replicare a-criticamente nella realtà moderna. Costituisce, piuttosto, un principio verso cui tendere, in particolare nel senso della creazione di un “microcosmo dialettico”. Anche la polis greca viene, dunque, proposta come modello a cui indirizzarsi, fondato sul principio del dialogo e su una idea di ordine relazionale e dinamico, in una realtà in cui coesione sociale ed etica non sono mai disgiungibili dalla vita politica.
Si propone, quindi, una rivisitazione dell’idea e delle funzioni che lo Stato è tenuto a svolgere, in un’ottica volta ad incentrare la risoluzione delle criticità dal basso, ripartendo da accordi tra le persone. Si parla, inoltre, nel saggio di Paolo Moro, di uno Stato che ha parzialmente perso la sua funzione originaria di risolutore delle controversie e di pacificazione sociale. Non solo: mentre tra i motivi fondanti dello Stato si rileva la produzione di norme, nel corso del saggio si sostiene che, oggi, il potere normativo sia, invece, spezzettato tra altre istituzioni, anche sovranazionali, che di fatto hanno limitato uno dei tre poteri roussoniani. Da queste riflessioni, il volume intende proporre una riflessione sull’idea attuale di Stato: a partire, quindi, dai presupposti iniziali, cambiati nel tempo e da riscoprire, anche con metodologie differenti e non necessariamente internamente allo Stato stesso. Infatti, secondo gli Autori, non tutti i settori e gli ambiti che “siamo portati a considerare di esclusiva competenza dello Stato” debbono essere appannaggio dello stesso, ma possono anche costituire oggetto di rapporti e volontà individuali.
Insomma, il volume curato da Lottieri e Dalbrenta vuole proporre una riflessione critica sul ruolo e sulle funzioni dello Stato moderno, innanzitutto a partire da una analisi delle dottrine classiche alla base dello Stato, toccando autori come Max Weber, Locke e Rousseau, prendendo, inoltre, come riferimento le best practices d’oltre oceano e dell’antichità greca, in un’ottica di risoluzione delle problematiche dal basso, verso uno Stato più federalista e fondato sui cittadini e sulle volontà individuali. Lo Stato di oggi deve, quindi, essere in grado di “coniugare la globalizzazione internazionale e le autonomie locali”, “rimediando il valore dialogico della prospettiva antropologica classica”.
Da Libro Aperto, ottobre-dicembre 2014