Buoni (e cattivi) esempi
26 Agosto 2024
Il Giornale
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Economia e Mercato
Di continuo arrivano notizie che confermano quello che si sa da tempo: in un’Italia che non cresce da un trentennio, il Mezzogiorno fa particolarmente fatica. L’ultimo dato evidenzia come il numero delle pensioni abbia superato quello dei salari, anche a seguito di un’emigrazione che non s’arresta. Eppure strade alternative vi sarebbero.
Vicino ai nostri confini c’è una nazione che con l’Italia ha un legame particolare e non solo sul piano storico. Si tratta dell’Albania, dove l’italiano è una lingua conosciuta da quasi tutti e che in tal senso è quasi un’altra regione in più: che ha però il vantaggio di governarsi da sé.
Questa piccola realtà con meno di 3 milioni di abitanti sta conoscendo uno sviluppo impetuoso, che all’inizio del Terzo Millennio si è collocato tra il 5% e il 7% annui. Le ragioni sono varie, ma una di queste senza dubbio è una politica fiscale particolarmente attrattiva.
Le piccole imprese, il cui fatturato sia sotto i 14 milioni di lek (si parla grosso modo di 140 mila euro), non versano imposte. Anche oltre quella soglia l’aliquota è al 15% dell’imponibile e in certi settori (dal software all’agriturismo) le condizioni sono ancora migliori. Ma altri progetti sono in cantiere.
Il grandioso piano riguardante il porto di Durazzo prevede investimenti di 2,5 miliardi di dollari provenienti da una società degli Emirati. L’idea è di far nascere un’infrastruttura cruciale non soltanto per l’Albania, ma per l’intera Europa sudorientale. Nell’occasione si stanno definendo misure che incentivino investimenti, anche creando una ZES (zona economica speciale) che permetta aliquote fiscali ancor più ridotte, regimi doganali semplificati e procedure amministrative accelerate, in modo da rendere il porto una destinazione attraente per le aziende.
Se un numero crescente di investitori sta prendendo in considerazione l’Albania, e non il nostro Mezzogiorno (che pure sotto vari aspetti potrebbe essere ben più interessante), a questo punto il motivo è chiaro. Usciti dal terribile regime di Enver Hoxa, gli albanesi hanno compreso che bisognava sfidare il mercato globale e hanno cercato di fare della loro debolezza (a partire dal basso costo del lavoro) un punto di forza.
Rispetto a calabresi e lucani hanno anche potuto contare su quella piena libertà di autogoverno che ha permesso loro in questi anni, e che permette anche ora, di disegnare le politiche più adatte a far confluire da loro capitali e imprese.
«Meno imposte», invece che più aiuti, potrebbe essere una strategia vincente anche al Sud. Se ha funzionato ovunque non si vede perché non dovrebbe farlo da noi.