Le micro-imprese penalizzano la produttività

Le dimensioni ridotte delle imprese liguri agevolano l'evasione fiscale

23 Ottobre 2023

Il Secolo XIX

Carlo Stagnaro

Direttore Ricerche e Studi

Argomenti / Economia e Mercato

La buona notizia è che la dimensione dell’economia irregolare in Italia si conferma in via di riduzione. La cattiva notizia è che la Liguria è la regione del nord dove essa incide di più: a fronte di una media nazionale nel 2020 dell’11,6 per cento, la regione ligure si piazza all’11,7 per cento. Si tratta di un valore ben distante dai picchi registrati nel Mezzogiorno (la classifica è guidata dalla Calabria col 18,8 per cento), ma anche superiore al Nord-ovest (9,2 per cento) e al Nord-est (9,8 per cento). 

Nel complesso, sembrano consolidarsi le tendenze in atto da tempo, e dovute soprattutto alla maggiore efficacia degli strumenti di contrasto. A livello regionale, il rapporto individua le principali componenti del fenomeno: in Liguria, la sottodichiarazione incide per il 5,4 per cento, il valore aggiunto generato da lavoro irregolare per il 3,8 per cento e altre ragioni per il residuo 2,5 per cento. La proporzione delle diverse componenti è simile al resto del Settentrione. Il dato è anche coerente con quello stimato l’anno scorso con riferimento al 2019, al netto degli effetti dovuti alla contrazione dell’economia. 

È la stessa Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva allegata alla Nadef a mettere in guardia che il 2020 è un anno eccezionale, in quanto segnato dalle restrizioni e dalla caduta dell’attività economica dovuta al Covid-19. Inoltre, la metodologia utilizzata può in alcuni casi essere fuorviante. Essa si basa sulla stima del cosiddetto tax gap, cioè del gettito mancante a causa del fatto che alcune attività non avvengono alla luce del sole. Tuttavia, almeno in alcuni casi l’emersione comporterebbe la sospensione o quantomeno la riduzione di quelle attività: quindi il gettito sarebbe inferiore a quanto stimato. 

Pur con queste precisazioni, la Relazione trasmette un messaggio positivo e uno allarmante. Quello positivo consiste logicamente nella crescente efficacia della lotta all’illegalità, dovuta anche all’impiego delle nuove tecnologie e all’atteggiamento più collaborativo messo in campo da Ernesto Ruffini all’Agenzia delle entrate. Ma l’estensione dell’economia irregolare rimane troppo alta. Il caveat metodologico appena accennato non è un’attenuante: anzi, va letto come un’aggravante. Il fatto che talune attività possano sopravvivere solo nascondendosi al fisco comporta che si tratta di realtà scarsamente competitive, che bloccano capitale e lavoro in utilizzi poco produttivi. 

In questa chiave, si capisce meglio perché la Liguria appare come l’ultima regione del Nord (o la prima del Sud, se si preferisce): è una terra non sempre dinamica, dove la dimensione delle imprese è persino inferiore alla media nazionale (3,2 contro 4 addetti per impresa). Ed è proprio in questa fascia di piccole o piccolissime aziende, specie nel settore dei servizi, che si annidano le cause della bassa produttività e di quell’evasione che sembra confortante chiamare di sopravvivenza, ma che invece denuncia un tessuto economico complessivamente fragile.

Questo, più ancora del gettito sottratto ad altri utilizzi, dovrebbe impensierire e indurre a combattere l’evasione con maggior vigore: non solo colpendo ex post le condotte illegali, ma anche aiutando le imprese a crescere e investire, facendo venire meno quelle medesime ragioni che spesso le spingono a cercare rifugio nel nero. 

da Il Secolo XIX, 22 ottobre 2023

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