Mingardi: «Leader rivali, alleanza paradossale per spendere di più»

L'editorialista del quotidiano La Stampa: «Insieme soltanto per i numeri»

15 Maggio 2018

Giornale di Sicilia

Argomenti / Teoria e scienze sociali

«L’alleanza tra Di Maio e Salvini è come quelle che si facevano nella prima Repubblica per avere i numeri. Ma governeranno sempre con un occhio ai sondaggi, puntando sull’aumento di spesa per non perdere consensi». Lo afferma Alberto Mingardi, editorialista de La Stampa e direttore del centro studi Bruno Leoni.

Lei ha definito Di Maio e Salvini gemelli diversi e rivali. Un’alleanza che non prospetta niente di buono, o no?
«È un po’ paradossale. Questo governo, si dice, è il primo che sia stato votato dal popolo dal 2011 ad oggi. Ma in realtà gli elettori della Lega hanno votato quel partito sperando potesse governare con una coalizione di centrodestra, e quelli dei Cinque stelle hanno votato per il movimento, non per un ticket Di Maio-Salvini. Quella fra i due è un’alleanza del tipo che si facevano durante la prima repubblica: un’alleanza fondata sul fatto che in Parlamento hanno i numeri. Ma basta avere i numeri per disegnare un progetto di governo coerente?».

Le idee dei due partiti sono piuttosto diverse, dal tema delle opere pubbliche alle politiche economiche. Come troveranno una sintesi? Lei ha scritto che il diavolo si vedrà nei dettagli, cosa aspettarsi?
«Per ora, mi sembra che Cinque Stelle e Lega stiano cercando un accordo su politiche di aumento di spesa. È il modo più semplice per tenere assieme sensibilità ed elettorati diversi. Spendere di più, a vantaggio dei gruppi che sostengono gli uni e gli altri, per non perdere consenso. C’è il problema del vincolo di bilancio: che non è questione che riguarda solo l’Europa ma anche la nostra Costituzione. Direi che possiamo aspettarci due cose. La prima è una sorta di «disarmo bilaterale» delle promesse eccessive della campagna elettorale. Quella è la vera ragione per cui Cinque Stelle e Lega governano assieme. Se al governo ci andasse uno e non l’altro, chi resta all’opposizione potrebbe utilizzare l’arma retorica delle promesse non mantenute da chi è al governo. La seconda è l’apertura di alcuni fronti simbolici: battaglie fortemente evocative innanzi all’opinione pubblica, ma che non richiedono riforme o cambiamenti legislativi profondi, sui quali è più difficile trovare un’intesa»

Il fatto che i due elettorati siano così diversi, sia geograficamente sia a livello sociale, comporterà difficoltà nelle scelte?
«Credo che sarà un governo nel quale nessuno dei due partner perderà mai di vista i sondaggi. Se i consensi dell’uno o dell’altro saranno in crescita, la tentazione di far saltare il tavolo sarà forte. Soprattutto per Salvini che lascia la propria coalizione fuori dalle stanze dei bottoni e che deve evitare di vedersi penalizzato dalla scelta di governo. Berlusconi alle ultime elezioni ha pagato anche l’impressione che, dopo il voto, volesse governare con Renzi, cioè con la sinistra. La Lega deve guardarsi da un rischio simile»

Aumento dell’iva, manovra imposta dall’Ue, altre misure… servono un bel po’ di miliardi per evitare aumenti prima di pensare a flat tax o riforma Fornero. Non si giocano una fetta di credibilità?
«Quanto deficit vogliono fare? Se davvero vogliono tornare al 3%, è possibile che scatti una procedura di infrazione. La vera domanda è se per caso non lo vogliano, uno scontro istituzionale con l’Unione Europea. Una forte tensione con la Commissione fa felice il loro elettorato nazionalista. E credo siano genuinamente convinti che si possa tirare la corda senza spezzarla, perché ogni turbolenza in Italia spaventa i partner europei»

C’è il rischio che in Parlamento questa diversità di vedute crei una situazione di paralisi?
«Questa è nei fatti una specie di grande coalizione, anche se negoziata fra le estreme e non fra partiti centristi. Nelle grandi coalizioni, ciascuno dei partner vuole tutelare i suoi elettori, a spese di quelli del compagno di viaggio. Può succedere anche stavolta»

Reddito di cittadinanza e flat tax, sono misure utili? Qual è la ricetta per tornare a crescere e per aiutare le imprese?
«Sono misure anche potenzialmente compatibili, come nel progetto 25xtutti dell’Istituto Bruno Leoni. Ma bisogna che vengano promessi in modo credibile, che vengano realizzati senza aumentate la spesa e che si accompagnino a una robusta riforma del sistema fiscale. Un fisco più leggero e un welfare più razionale sono nell’interesse di tutti: non solo delle imprese».

Dal Giornale di Sicilia, 15 maggio 2018

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