26 Aprile 2022
Il Giornale
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Teoria e scienze sociali
L’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk è una gran bella notizia: un segno di speranza per un Occidente in grande difficoltà da tanti punti di vista. Infatti, il miliardario americano non sta acquisendo il controllo di questo potentissimo strumento di comunicazione all’interno di una mera strategia finanziaria, ma invece ha deciso di destinare lì un ben mucchio dei suoi soldi proprio per riaprire spazi di confronto. Da libertario qual è, egli è scioccato da una società la nostra che moltiplica censure di ogni tipo in tema di gender, pandemia, immigrazione, guerra, e via dicendo.
D’altra parte proprio un mese fa, il 25 marzo, egli aveva lanciato un sondaggio esattamente su Twitter per chiedere al pubblico se a suo giudizio il social network rispettava appieno la libertà d’espressione. Ne risultò un 70% e più di giudizi negativi per Twitter: una vera disfatta. Ed era esattamente quello che Musk s’attendeva e voleva.
Questo magnate americano, va detto, è una figura tutta sui generis. Anche se ha fatto i soldi con il pubblico più conformista e bigotto (vendendo auto fighette ai nuovi borghesi bene allineati con le parole d’ordine di Greta Thunberg), Musk è uno strenuo difensore del libero mercato, dell’impresa e della società plurale. L’idea che si censuri un mezzo d’informazione soltanto perché edito in Russia gli dà l’orticaria, dato che nelle società libere è il confronto delle tesi a fare emergere la verità, e non già questo o quel Minculpop (fosse anche sotto forma di un sito teoricamente volto a scovare fake news e roba simile).
Musk si definisce un assolutista della libertà di espressione e questo promette bene. Stando a quello che ha dichiarato, la decisione di comprare il social viene dalla volontà di sottrarlo alla nuova censura dei difensori del politicamente corretto, del capitalismo arcobaleno e del conformismo più di maniera.
Non caso girando su Twitter ora s’assiste al pianto incontenibile di quanti si sentono già orfani di una censura che con ogni probabilità sta per finire in soffitta. In particolare, molti temono che Donald Trump possa riavere il proprio account. Insomma: una parte dell’intellighenzia teme che l’ex-presidente possa dire la sua, mentre persone molto più potenti (e pericolose) si esprimono di continuo e diffondono al mondo le loro banalità.
Eppure è proprio di un ritorno di Trump, per il suo carattere simbolico, che c’è esattamente bisogno. Lo scandalo di un’opposizione che in America è imbavagliata da un finto privato colluso con il potere politico deve finire. E fa davvero piacere che, con ogni probabilità, questa ricostruzione della democrazia americana si debba a un imprenditore disposto a mettere i propri soldi al servizio di una giusta causa.
Se tutto andrà come si spera, la lezione sarà chiara. Dove c’è libertà d’impresa e dove chi ha intelligenza, mezzi, fortuna e astuzia riesce ad avere successo (perché comunque le opportunità ci sono e l’ascensore sociale funziona), la possibilità che il potere si scontri con qualche resistenza permane. A difesa delle libertà di tutti.
da Il Giornale, 26 aprile 2022