Negozi chiusi alla domenica, ora la partita entra nel vivo

L'Istituto Bruno Leoni ha evidenziato che la regolamentazione italiana non è unica in Europa

1 Febbraio 2019

La Repubblica

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Correva l’anno 2012, quando il decreto “Salva Italia” del governo Monti – approvato per riequilibrare la struttura dei conti pubblici – entrava in vigore introducendo le liberalizzazioni di molte attività tra cui taxi, farmacie e negozi. Questi ultimi avrebbero potuto effettuare orari diversi dal resto della concorrenza, aperture straordinarie e sconti fuori dal periodo stagionale dei saldi. Ora, a quasi sette anni di distanza da quel decreto, tutto ritorna in discussione.

A riaprire il vaso di Pandora del commercio è la proposta di legge del governo che regolamenta la chiusura domenicale dei negozi. Il testo, arrivato oggi alla Camera, in commissione Attività produttive, concede 26 aperture su 52, cioè una domenica su due, e deroghe per gli altri giorni di aperture nelle festività nazionali (laiche e religiose), 4 su 12, a discrezione di ogni singola Regione. Il testo prevede anche deroghe per i centri storici e i luoghi di attrazione turistica, in cui le domeniche di chiusura potranno essere concentrate nei periodi di bassa stagione.

(…)

Ma che cosa accade in Europa? La risposta arriva dall’Istituto Bruno Leoni il quale segnala che, fino ad oggi, il contesto italiano non risulta isolato nel panorama europeo. Sebbene il modello di regolamentazione degli orari lavorativi e delle aperture domenicali sia molto eterogeneo tra i paesi Ue, lo stesso si è mosso nel corso degli anni verso una sostanziale liberalizzazione. Non a caso, in nessun paese europeo lavorare nei festivi e di domenica è totalmente proibito, mentre in 16 dei 28 stati membri (Uk compresa) non esiste alcuna limitazione. Negli altri, gli obblighi di chiusura sono limitati: per orari, scelta dei giorni (ad esempio, 1° maggio, Natale, primo dell’anno), o settore merceologico. Anche in nazioni come Grecia, Germania e Francia – che presentano maggiori restrizioni – sono presenti numerose eccezioni.

Occupazione. Anche la “percezione” che la liberalizzazione del commercio abbia polverizzato migliaia di posti di lavoro, è confutata dai numeri.

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