Negozi chiusi durante la recessione

In fatale solitudine, l'Italia si sta allontanando sempre di più dallo stato di salute del resto d'Europa

31 Gennaio 2019

IBL

Argomenti / Politiche pubbliche Teoria e scienze sociali

È significativo che nel giorno in cui la Banca d’Italia accerta che l’Italia è in recessione, la maggioranza di governo presenti alle Camere la proposta di legge per limitare la libertà di apertura dei negozi.

La proposta, frutto di accordo tra M5S e Lega, ribalta la disciplina attuale: dalla libertà di tenere aperti i negozi la domenica, si passa all’obbligo di tenerli chiusi per la metà delle domeniche e in 12 festività nazionali, con una deroga per 4 giorni di apertura a scelta delle regioni.

Le sanzioni per chi apre nei giorni di divieto vanno dai 10 mila ai 60 mila euro, raddoppiati in caso si sia già stati colti in flagrante.

In fatale solitudine, l’Italia si sta allontanando sempre di più dallo stato di salute del resto d’Europa, come abbiamo ripetuto nelle note di aggiornamento del Superindice.

“Ora però – dichiara Serena Sileoni, vice direttore dell’Istituto Bruno Leoni – non lo diciamo più solo noi: lo ha detto ieri Conte. Lo dice oggi la Banca d’Italia.

Mantenere in capo ai negozi la libertà di scegliere quando stare aperti o chiusi non cambierà da sola il destino della recessione, ma c’è da credere – perché ci sono anni di esperienza italiana e straniera a dimostrarlo – che può contribuire a farlo.

Consentire ai negozianti di decidere autonomamente quando restare aperti, senza trattarli come criminali se vogliono vendere per una domenica in più, è un investimento a costo zero e un atto di fiducia verso la capacità della società di trovare la strada della ripresa. Esattamente quello che serve al nostro paese, al contrario di quello che il governo crede.”

31 gennaio 2019

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