Nel futuro del centrodestra c'è soltanto una sicurezza (e tanti campioni)

Immigrazione, linea dura del centrodestra toscano. Mingardi (IBL): «Quali sono gli spazi di libertà in un mondo nel quale gli ideali di sicurezza sono sempre più sentiti?»

11 Settembre 2017

Corriere fiorentino

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Il voto in Sicilia che si terrà fra due mesi è l’ultimo test prima delle elezioni politiche. Fornirà qualche indicazione non soltanto sullo stato di salute del M5s e su come potrebbe muoversi in vista del bersaglio grosso, ma anche sul centrodestra, per ora favorito nei sondaggi.

Lo schieramento berlusconian-salviniano, se unito, è altamente competitivo. Le ultime elezioni amministrative in Toscana lo hanno dimostrato. Ma un conto è l’unità alle elezioni locali, un altro è l’unità alle Politiche. Il problema è che né a Berlusconi né a Salvini interessa davvero stare insieme. Il Cavaliere considera il segretario della Lega poco più di un rozzo giovanotto di provincia che non ha mai lavorato in vita sua, mentre il capo del Carroccio vede nell’ex premier un residuo bellico del passato, un fardello (un po’ come lo è Bossi, con tutte le sue grane giudiziarie). Berlusconi ogni giorno prova a sabotare la leadership di Salvini dando in pasto ai giornali il nome di un aspirante candidato premier. Tutti nomi, naturalmente, indigesti per Salvini, a cominciare da quello del suo avversario interno Roberto Maroni. Certo, il destino del centrodestra dipenderà anche dalla legge elettorale (anche se troppi elementi e indizi fanno credere che alla fine resterà il Consultellum), ma un super listone di centrodestra al momento appare assai improbabile.
Comunque siamo sempre nell’ambito della politics, dei giochi della politica. Quand’è che il centrodestra deciderà di occuparsi delle policies, cioè dei programmi e della sua identità?

Il centrodestra può essere ancora berlusconiano, come spera il suo fondatore, cui basta una foto su Chi mentre sceglie il prosciutto all’Autogrill per fare politica, oppure è destinato alla contaminazione sovranista?

Per la verità, pure i seguaci del sovranismo non se la passano bene, visto che hanno ricominciato a mettere in discussione l’uscita dall’euro e dall’Europa. Laddove si dimostra che la Brexit è stata anzitutto un’ottima pubblicità per l’Unione. I populisti speravano nell’effetto Trump per conquistare l’Europa ed è andata male. Questo dovrebbe quantomeno fornire delle indicazioni utili sul futuro del centrodestra. Può ancora permettersi di inseguire rivoluzioni liberali (l’ultima volta, peraltro, fu un fiasco)?

Come ha osservato una volta Alberto Mingardi, direttore dell’Istituto Bruno Leoni, «credo che, al posto di soluzioni liberali, ci sia piuttosto una domanda più rilevante di sicurezza. C’è un forte pezzo dell’elettorato spaesato che ha bisogno di punti fermi, che non capisce come si comportino i governi davanti all’immigrazione, che ha paura del terrorismo, che è preoccupato rispetto a certe evoluzioni della società e quindi vuole risposte più di destra che di taglio liberale. La domanda è: quali sono gli spazi di libertà in un mondo nel quale gli ideali di sicurezza sono sempre più sentiti?». La linea Minniti in questi mesi sembra aver dato qualche risposta, con cui si può naturalmente anche non concordare. Berlusconi e Salvini, oltre a farsi i dispetti, che cosa offrono all’elettorato?

In Toscana intanto ci sono due sindaci che scalpitano, piacciono ai leader dei rispettivi partiti, Forza Italia e Lega Nord, e hanno risonanza mediatica. Uno è il sindaco di Pietrasanta Massimo Mallegni, noto alle cronache per la sua disavventura giudiziaria, l’altra è il sindaco di Cascina, Susanna Ceccardi, che ha vinto in una zona rossa, è pop, va in televisione, usa i social e brandisce una pistola («La difesa è SEMPRE legittima. Ma se non impari a sparare, è inutile qualsiasi legge»). La leghista ha fatto uscire il Comune di Cascina dal progetto Sprar, il servizio centrale dei richiedenti asilo, per «ridurre la presenza di immigrati sul territorio». A luglio invece Mallegni se l’è presa con la curia, rea di voler ospitare i migranti in parrocchia. «Noi non accoglieremo nessun migrante. E se ci sono posti letto nelle parrocchie e conventi della parrocchia sia data precedenza ai pietrasantini residenti senza casa».

Entrambi insomma hanno una linea dura sull’immigrazione e questo ci dice molte cose sul futuro del centrodestra toscano, sul personale politico che potrebbe offrire ai partiti nazionali e su come potrebbe affrontare le elezioni regionali del 2020. Toscana first.

Da Corriere fiorentino, 10 settembre 2017

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