Un significativo incontro tra liberalismo e anarchismo è testimoniato dal breve scambio epistolare intercorsa tra Vilfredo Pareto e Benjamin Tucker. Tra il 1888-1891 Pareto inviò alla rivista anarchica americana Liberty, che si stampava a Boston e che era diretta da Tucker, alcune lettere nelle quali dava conto della situazione italiana e della sua rilevanza «per la questione della libertà». Oggi le possiamo leggere per la prima volta in lingua italiana in V. Pareto, L’ignoranza e il malgoverno. Lettere a «Liberty», a cura di Alberto Mingardi, Macerata, Liberilibri, 2018, pagg. XC-114, euro 17. Missive nelle quali il sociologo descriveva l’Italia crispina come un Paese dominato dallo statalismo e perciò, a suo giudizio, in preda al protezionismo e al militarismo; un Paese, inoltre, privo di garanzie giuridiche per la libertà dei cittadini e nel quale era imperante una rapace e incontrollata fiscalità. Di qui la questione della libertà.
L’incontro tra anarchismo e liberalismo è dovuto in questo caso all’assunto di fondo che li unisce, portato alla sua radicale aspirazione originaria: garantire la massima libertà possibile per tutti gli esseri umani. Gli individui devono essere lasciati liberi di agire, poiché soltanto dal concorso di tutte le libertà individuali ‘può risultare una vera armonia sociale. La società non ha bisogno di alcuna imposizione o forzatura di sorta. Occorre lasciare gli uomini a se stessi: solo così troveranno il modo di adeguarsi alle leggi naturali che presiedono al loro sviluppo come a quello di tutti gli esseri viventi. Ciò che muove l’umano è un sentimento di simpatia per il prossimo che spinge ogni individuo a cercare l’accordo amichevole e pacifico con i suoi simili: la società ha in sé, dunque, tutti i meccanismi autoregolativi e auto correttivi (Adam Smith).
Presentato da Tucker come autore di «tendenza anarchicheggiante», Pareto, allora acceso liberista, dimostra di essere pervaso da un irriducibile individualismo, da un senso fortissimo della dignità e dell’autonomia personale, dall’insofferenza per l’invadenza soffocante di ogni potere collettivo. E dimostra altresì, allo stesso tempo, di essere fautore di un regime liberale, ma scettico sulle possibilità effettive della democrazia, perché la volontà popolare, di per sé, non è garanzia di libertà. Il suo pensiero relativo al rapporto tra democrazia e libertà mostra così la grande difficoltà di mantenere funzionante la democrazia liberale. Pareto si trova in sintonia con l’anarchismo individualistico e non violento di Benjamin Tucker perché questi esprime l’ethos più profondo dell’American Way of Life. Prima di tutto il diritto di proprietà concepito come diritto di libertà, una libertà-proprietà intesa allo stesso tempo quale mezzo e fine, materiale e ideale. Poi la costante contrapposizione tra libertà e Stato, ovvero, in modo più preciso, il permanente riaffiorare dell’individualismo contro ogni sua forma di soffocamento e di imbrigliamento. Si tratta di una concezione radicale che si è sviluppata in una democrazia fondata sull’autonomia socio-economica dei singoli componenti, dove la libertà è stata tradotta in una precisa e attivistica visione etico-politica: un insieme assiologico che ha imposto la supremazia dell’economia sulla politica, con il fine di garantire un ordinamento politico equilibrato, volto a conservare e favorire la maggior libertà possibile per tutti i suoi membri.
Con Pareto e Tucker la linea di confine tra liberalismo e anarchismo sembra quasi dissolversi attraverso un gioco delle parti: il liberalismo è portato ad alcune sue ultime conseguenze, l’anarchismo ad alcune sue prime radici. Questo rapporto è dato dalla comune concezione individualistica della libertà perché qui il liberalismo risulta privo di quella consapevolezza realistica che, normalmente, lo porta a rifiutare la premessa antropologica di una totale autonomia della persona umana, mentre l’anarchismo si vede ridotto al suo archetipo, il quale prescinde, per principio, da ogni pregressa considerazione sociale.
da Il Giornale, 3 luglio 2018