Nuovo canone radiotelevisivo: alla Rai, di più

A dispetto delle roboanti dichiarazioni sulla lotta all'evasione e sul “pagare tutti, pagare meno”, la manovra architettata dall'esecutivo è finalizzata ad aumentare la pressione fiscale

20 Dicembre 2015

IBL

Argomenti / Politiche pubbliche

La sapete quella della riduzione del taglio delle tasse finanziato con la lotta all’evasione? Ce l’hanno raccontata tante volte: ultima in ordine di tempo attraverso la famigerata norma sul canone Rai in bolletta. Chiudendo gli occhi per un attimo sull’assurdità della norma e sulle sue innumerevoli problematiche applicative, la versione originale della legge di stabilità prevedeva di destinare l’eventuale extragettito (stimabile in circa 500 milioni di euro annui) al fondo per la riduzione delle imposte. L’illusione è durata lo spazio di un amen: un emendamento del Governo chiarisce infatti che le “eventuali maggiori entrate” rimarranno alla Rai in misura pari al 67% nel 2016 e al 50% negli anni successivi. La rimanente parte servirà ad ampliare sino a 8.000 euro la soglia reddituale ai fini dell’esenzione dal canone per gli ultrasettantacinquenni, “fino a un importo massimo di 50 milioni di euro” al “Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione”, e solo in via residuale al fondo per la riduzione della pressione fiscale. 

Traduciamo il dettato normativo in italiano corrente. Dei 500 milioni di euro addizionali che affluiranno all’erario nel 2016, ben 335 andranno alla Rai (250 dal 2017 in poi), che otterrà così un contributo pubblico superiore ai 2 miliardi di euro. Dalla contribuzione alla Rai, però, saranno schermati in misura crescente gli ultra settantacinquenni, che realisticamente sono proprio tra i maggiori fruitori del servizio pubblico radiotelevisivo, oltre tutto senza alcun riferimento all’ISEE che permette di identificare con maggiore precisione chi ne ha veramente bisogno. 50 milioni di euro si aggiungeranno agli altrettanti che vanno nelle casse delle tv e radio locali e ai 10 milioni di euro nella cassaforte di Radio Radicale (c’è in ballo la democrazia, poffarbacco!). Gli spiccioli, se avanzeranno, andranno (almeno nominalmente) a finanziare la riduzione di altre imposte.

Questo conferma quanto l’Istituto Bruno Leoni ha detto fin dall’inizio: a dispetto delle roboanti dichiarazioni sulla lotta all’evasione e sul “pagare tutti, pagare meno”, la manovra architettata dall’esecutivo è finalizzata ad aumentare, e non ridurre, la pressione fiscale che grava sugli italiani. Rai: a tutti, di più.

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