La coppia è insolita. Gilberto Corbellini, ordinario di storia della medicina ed esperto in plurime materie, dalla filosofia alla bioetica, scrive con Alberto Mingardi, associato di storia delle dottrine politiche e direttore dell’Istituto Bruno Leoni, un prodotto altrettanto curioso: un libro (lo pubblica Marsilio) su “La società chiusa in casa. La libertà dei moderni dopo la pandemia”.
Il morbo somiglia molto ai precedenti, pur di fronte a società ben più progredite. La paura ha distrutto la razionalità che ci contraddistingueva. Abbiamo imitato gli antenati, privi di conoscenze scientifiche e di tecnologia. Corbellini e Mingardi denunciano come disastrose le chiusure scolastiche e lamentano quelli che sono divenuti riti, moltiplicati a tutti, come la prima vaccinazione in tv. Si esprimono controcorrente, sostenendo la teoria dell’evoluzione e la difesa dei valori liberali.
Per appoggiare le società aperte, occorreva che progresso scientifico, avanzamenti della medicina e idee liberali andassero di pari passo. Bisognerebbe salvare la residua responsabilità individuale superando i tempi in cui le società non sapevano e non potevano nulla contro epidemie e pandemie, ma davano la caccia ai capri espiatori. In questa pandemia, molti hanno prodotto modelli deterministici, influenzando le scelte pubbliche. Hanno immaginato che gli individui siano come pedine sulla scacchiera, trascurando che nelle società umane ciascun pezzo segue il proprio principio di moto.
Non vanno solo guardati avvicinamento e distanziamento (fisico, non «sociale») tra le persone, perché occorre verificare le misure sanitarie, l’adesione dei singoli alle misure di controllo e profilassi, i pregiudizi sociali, la credibilità delle istituzioni, la demografia di una società che dipende spesso dalla ricchezza. Dovrebbero essere interpellate le scienze sociali.
Una maggiore attenzione per le acquisizioni conoscitive appunto delle scienze sociali fondate sulle scienze cognitive aiuterebbe a sostituire la dannosa credenza, diffusa purtroppo tra gli scienziati, che, se per trovare una misura medica efficace servono prove (ma qualcuno continua a credere di no anche Italia), per affrontare problemi sociali sia sufficiente far ricorso a buone intenzioni o appellarsi alle manifestazioni ideologiche di intuizioni o impulsi.
L’idea che «la natura» agisca come un sol uomo, oltraggiata per le ingiurie dell’umanità è comune a molti “divulgatori”, ma opportunamente Corbellini e Mingardi contestano ab origine l’ipotesi medesima di una simile natura. Per loro la realtà non è razionale o irrazionale o sociale o complessa, bensì darwiniana (di qui, l’originalità della riflessione), perché contrappone un virus, in espansione grazie a meccanismi biochimici eccellenti, e un uomo, il quale tenta di ridurre i danni se non assumere il controllo.
L’obiettivo, certo di difficile soluzione, è costituire o ricostituire un triangolo virtuoso fra immunità, società aperta e libertà. Purtroppo entrano sovente in azione limitazioni nella raccolta di dati, sui quali diventa impossibile fare affidamento.
Potrà stupire il lettore medio apprendere che Immanuel Kant criticò pesantemente, su basi etiche e con toni disgustati, perfino la vaccinazione jenneriana. E, purtroppo per tutti gli studiosi, le bugie si diffondono ben più rapidamente della verità, mentre le false informazioni paiono più nuove in termini d’impatto emotivo.
Nuovi programmi di spesa e nuove iniziative sono salutati come manna dal cielo, tanto che risulta normale non capire che è il momento di pagare il conto. Già: in Italia è facile non pensarci affatto e non curarsi delle spese effettuate. La comunicazione risulta scarsamente efficace perché lasciata al protagonismo narcisistico degli scienziati e propagandistico dei politici. La chiusura in casa ha minato il pluralismo delle società aperte.
da Italia Oggi, 28 settembre 2021