Per i partiti la sfida dello Stato «essenziale»

Secondo Mingardi e Sacconi si sta aprendo una fase nuova che può portare una forte discontinuità

12 Gennaio 2023

Corriere della Sera

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Il tempo della Seconda Repubblica nella quale i partiti nascevano e scomparivano nel giro di alcune tornate elettorali è alle spalle e la domanda che resta è una: che ne sarà dei partiti nella politica di domani?

Ed ecco la risposta: «Un robusto riallineamento porterà i partiti ad assomigliare di più alle incarnazioni organizzative delle famiglie tradizionali del pensiero politico che a realtà funzionali alle aspirazioni di una leadership». Così scrivono Alberto Mingardi e Maurizio Sacconi, autori di Stato essenziale società vitale. Appunti sussidiari per l’Italia che verrà. Vitali ed essenziali nella società di domani. Mingardi è il direttore dell’Istituto Bruno Leoni. Sacconi, di cui tutti ricordiamo il ruolo in politica — una lunga carriera di governo ai massimi livelli a cavallo tra la Prima e la Seconda Repubblica — oggi è presidente dell’associazione Amici di Marco Biagi. Entrambi gli autori sono convinti che sia iniziata una fase nuova. E mettono in fila una serie di consigli a chi oggi è alla tolda di comando dello Stato.

Il governo dovrà dunque affrontare una stagione complicata «che può tuttavia sollecitare il coraggio della discontinuità». E discontinuità significa porre le basi per uno Stato diverso che non sia imbrigliato nei lacci e lacciuoli della «burocrazia difensiva». Tutto questo — è il senso del ragionamento — deve essere accompagnato dalla riforma della giustizia.

Un’altra tematica cruciale è quella dell’equilibrio di bilancio. Perché abbiamo un debito pubblico così elevato? La risposta, coerente all’argomentazione piana e chiara del libro, è semplice: «Perché, nel corso degli anni, abbiamo intrapreso una serie di spese che eccedevano le entrate». In questo modo l’Italia e gran parte dei Paesi occidentali si sono indebitati ancor più, ricorrendo al deficit. Un approccio sbagliato perché si dovrebbe far ricorso al deficit solo per le cosiddette spese straordinarie. Ecco perché lo Stato essenziale deve arrivare a una semplificazione del sistema fiscale nel pieno riconoscimento dei diritti del contribuente. Attenzione al Piano nazionale di ripresa e resilienza, diventato una sorta di illusoria panacea. Qui gli autori desiderano ricordare due cose: «La prima è che avere quattrini è l’esito, non l’innesco di crescita», la seconda è che «in qualsiasi investimento, non conta solo il quanto: ma ben più conta il “cosa” e il “come”». Centrale ritorna la questione meridionale, il divario Nord-Sud è un freno alla crescita del Paese. Ragion per cui si dovrebbe immaginare il Sud come un grande bacino offshore capace di attrarre investimenti.

Poi Mingardi e Sacconi mettono il dito in una piaga ancora aperta — le chiusure durante la pandemia — e la loro ricetta non contempla il «metodo lockdown». Infine la prospettiva, il senso di una visione politica onnicomprensiva nell’orizzonte della società. Imparando dagli errori della Seconda Repubblica, anche perché, concludono, «a fermarsi in mezzo al guado, si finisce per sprofondare nel fango».

dal Corriere della Sera, 12 gennaio 2023

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