I giovani, ha detto Emma Ruzzon, la studentessa che ha inaugurato l’anno accademico a Padova, hanno diritto a rallentare rispetto a spinte emulative verso modelli insostenibili di successo; e hanno il diritto a usufruire per davvero del sostegno allo studio. Si tratta di due pretese difficili da non condividere, ma c’è qualcosa di quel discorso che non torna.
Alla base della sofferenza di molti giovani ci sarebbe il “sistema meritocentrico e competitivo”. Anche chi non è più giovane, come chi scrive, si è accorto di un disagio che può venire dal confrontarsi con modelli estremizzati di successo. Avere davanti tutte le opzioni immaginabili è qualcosa di straordinario, ma anche vertiginoso. Peraltro, l’esperienza della pandemia ha significato per gli studenti abituarsi a confrontarsi in maniera strabica con la solitudine da un lato, e con l’infinita virtualità dall’altro. Tuttavia, questo ha poco a che vedere con la valutazione del merito e con la competizione.
Continua a leggere su ilFoglio.it