Più libertà, contro lo statalismo

"Liberiamoci!", il libro di Pascal Salin, offre una serie di argomenti per mettere in discussione la dottrina statalista

10 Novembre 2014

Corriere di Saluzzo

Argomenti / Teoria e scienze sociali

L’economista francese Pascal Salin, pensatore liberale ed esperto di scienza delle finanze, già consulente del Fondo Monetario Internazionale, dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura e dell’Istituto per lo sviluppo internazionale dell’università di Harvard, sarà a Saluzzo lunedì 10 novembre, alle 18, all’Antico podere Propano, per presentare “Liberiamoci!”, il suo ultimo saggio pubblicato ìn Italia da Liberilibri (68 pag. 12 euro).
L’incontro è promosso dall’Istituto Bruno Leoni, rappresentato a Saluzzo dagli avv. Giancarlo Maero e Marco Dastrù; con il prof. Salin interverrà Serena Sileoni, vice direttore generale dell’Istituto Leoni, consulente di istituzioni nazionali ed europee su vari temi di ambito pubblicistico e membro di istituti e associazioni di ricerca del settore.

“Liberiamoci!” offre una serie di argomenti per mettere in discussione la dottrina statalista che va per la maggiore ed invita a credere meno alle “vane promesse di politici e burocrati senza volto che muovono le leve della macchina pubblica”.
«Noi liberali riteniamo che i rapporti fra gli individui debbano fondarsi sulla cooperazione volontaria – spiega l’avv. Maero – e che si debba ricorrere alla coercizione (atto amministrativo) solamente al fine di tutelare il diritto che ciascun individuo ha di decidere che cosa sia utile per se stesso. C’è chi, invece, ritiene di detenere un punto di vista privilegiato sul mondo: perchè appartenente ad una classe sociale, come nel caso dei marxisti, oppure perché appartiene ad una razza (nazionalsocialisti) o ad una religione (islamisti) …o ad una maggioranza politica. E ritiene di poter imporre agli altri il proprio punto di vista, naturalmente “per il bene degli altri”, utilizzando la coercizione, la violenza e informando i rapporti fra gli individui non sulla cooperazione volontaria, ma sulla cooperazione autoritativa».

II prof. Salin propugna il più ampio liberalismo, contro lo statalismo. Non si rischia però di tornare alla giungla dove vige la legge del più forte?
«Nella giungla vige la legge della coercizione, situazione che si riproduce in tutte le società socialiste; noi liberali siamo per la cooperazione volontaria, per l’estirpazione della violenza, della coercizione nei rapporti di scambio fra individui, rapporti di scambio che devono essere liberi».

Nel 2011 il prof. Salin ha scritto un libro dal titolo “Ritornare al capitalismo. Per evitare le crisi” ma c’è chi sostiene che la crisi attuale sia stata causata proprio dal capitalismo…
«Capitalismo è una parola; nella realtà noi preferiamo parlare di libero scambio, di cooperazione volontaria, in antitesi alla coercizione ed alla programmazione lasciata a qualcuno che ha la pretesa di stabilire per gli altri quali beni e quali servizi debbano essere attribuiti ed in che modo debbano essere alloccati, con le conseguenze che noi tutti abbiamo visto nei Paesi socialisti e che vediamo in quel che di socialista c’è nel nostro Paese. La crisi ha per noi la sua causa fondamentale nel fatto che i rapporti pubblici hanno oramai superato il limite di guardia, determinano beni e servizi di pessima qualità, non essendo interesse di chi li produce preoccuparsi della qualità dei beni e dei servizi. Basti pensare che le farmacie municipalizzate di Roma, per fare un esempio, creano dei debito di milioni di euro, mentre le farmacie che operano in regime di cooperazione volontaria, di libero scambio, sono fornite di tutti i prodotti ed arricchiscono chi le gestisce».

Può fare un esempio concreto i magari saluzzese di quello statalismo che secondo voi va combattuto?
«lo mi chiedo per quale motivo beni come la plastica, il vetro e la carta debbano essere consegnati gratuitamente al Comune.
Non solo: che si debba pagare il Comune, perché a sua volta paghi chi li ritira in regime di monopolio. Sono sicuro che se i rifiuti fossero gestiti in regime di concorrenza non solo non pagheremmo per vederceli ritirare, ma alla lunga ci pagherebbero per ritirarli. Dunque, basterebbe una norma che dicesse che i rifiuti non devono essere sparsi nell’ambiente.
Ma sarebbe troppo facile. Così come non capisco perché debbano essere concessi contributi: ritengo che per favorire le zone disagiate basterebbe stabilire dei regimi fiscali favorevoli. Ma questa soluzione forse non piace ai signori della politica che preferiscono farsi consegnare coattivamente del denaro, per poi darlo, sotto forma di contributo, a chi potrà essere riconoscente in vari modi».

Da Il Corriere di Saluzzo, 10 novembre 2014

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