Piero Ostellino, liberale

È morto a 82 anni. È stato giornalista, scrittore e direttore del Corriere della Sera dal 1983 al 1987. Per lui la libertà, economica e politica, era il valore più importante e l'autonomia dell'individuo il fine ultimo

12 Marzo 2018

Il Foglio

Carlo Stagnaro

Direttore Ricerche e Studi

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Per ricordare Piero Ostellino, scomparso oggi all’età di 82 anni, non bisogna utilizzare il sostantivo (giornalista, scrittore e direttore del Corriere della Sera dal 1983 al 1987). Bisogna usare l’aggettivo: liberale. Per Ostellino la libertà, economica e politica, era il valore più importante e l’autonomia dell’individuo il fine ultimo. Questo era tanto più vero in un paese come il nostro, le cui potenzialità erano e sono tenute in ostaggio dai veti incrociati delle mille corporazioni.

Durante la sua carriera di giornalista, cercò in ogni occasione di valorizzare una prospettiva da sempre minoritaria nel nostro paese, e in alcuni periodi quasi clandestina. Nel 1963 fu tra i fondatori del Centro Einaudi di Torino. Dall’anno successivo ne diresse la rivista “Biblioteca della libertà” fino al 1970, contribuendo a scoprire, riscoprire e preservare il pensiero degli autori del liberalismo classico e a offrire ospitalità a quelli contemporanei. Il Corriere della Sera fu la sua casa professionale e spirituale dal 1963: per lui era naturale che il quotidiano della borghesia illuminata custodisse la fiaccola del liberalismo. Nel 2015 decise di abbandonare la rubrica settimanale “Il dubbio”, e migrò sul Giornale, dove continuò a firmare editoriali in difesa della società aperta.

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