Precari della scuola: rivoluzione@governo?

La strategia di sempre, per i problemi di sempre: avanzare con piani straordinari per risolvere situazioni generate a loro volta da interventi straordinari non sembra un modo per «cambiare verso»

15 Settembre 2014

IBL

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Il primo passo per dimagrire, è mettersi a dieta. Il governo ha più volte ribadito che la “spending review” è questione politica, della quale si sente fortemente investito. E tuttavia anche la dieta dello Stato sembra godere dello stesso destino di tante altre: essere rimandata, a un eterno prossimo lunedì.


L’episodio al quale ci riferiamo ha forte impatto economico e ancor più forte valenza simbolica, dal momento che segna la fine del blocco del turn over nel pubblico impiego: un piano straordinario  di assunzione di 150.000 insegnanti per stabilizzare quella parte dei precari della scuola che ogni anno attendono la chiamata in supplenza.


Il reclutamento degli insegnanti soffre dell’accumulo di riforme e controriforme che hanno portato alla più totale imprevedibilità su cosa e come fare per essere assunti. Graduatorie permanenti trasformate in graduatorie ad esaurimento, SISS aperte e poi congelate a metà strada, Graduatorie di istituto, concorsi isolati, Tirocini formativi attivi, Percorsi abilitanti speciali e lauree specifiche hanno segnato il percorso incerto, ai limiti dell’assurdità, per salire in cattedra. Nell’offuscamento della distinzione tra caparbietà e esperienza, fortuna e merito, le vicende personali sono state devolute alle decisioni dei tribunali, compresa la Corte di giustizia europea e la Corte costituzionale. 


Per risolvere una situazione di eccezionalità perenne, un piano straordinario di assunzioni prevede ora di stabilizzare, in via ancora una volta eccezionale, tutti i precari iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, rinviando al domani (un concorso da bandire per l’anno prossimo) la soluzione a regime. 


La strategia di sempre, per i problemi di sempre: avanzare con piani straordinari per risolvere situazioni generate a loro volta da interventi straordinari non sembra un modo per «cambiare verso», ma l’ulteriore dimostrazione della politica di non saper disfare i nodi, con o senza strappi. Si aggiunga che quest’infornata di assunzioni produrrà l’effetto immediato di rendere impraticabile qualsiasi “spending review” che passi per, ad esempio, la più volte ventilata riduzione del liceo a quattro anni. 


Il piano straordinario di assunzioni porterà con sé altre eccezioni da risolvere, come quelle degli abilitati non iscritti alle graduatorie, una sorta di esodati di questa vera e propria infornata, confermando che procedere tramite misure emergenziali porta con sé l’unica certezza di innalzare dei confini tra chi resta dentro la gestione dell’emergenza e chi resta fuori, chi viene sanato e chi no.


Che si prometta poi di stabilizzare il reclutamento degli insegnanti tramite concorsi, non dà proprio l’idea di un cambiamento di verso,  quanto piuttosto adombra il sospetto che, inevitabilmente, la gestione del consenso immediato è l’obiettivo finale di ogni governo.
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