«Prioritario è ritrovare la stabilità dei prezzi»

È giunto il momento di ridurre la liquidità nel sistema

14 Novembre 2022

Corriere del Ticino

Argomenti / Politiche pubbliche

L’alta inflazione preoccupa i banchieri centrali. Thomas Jordan ribadisce che l’obiettivo del suo istituto è di evitare una dinamica inflazionistica che si diffonda in tutta l’economia anche intervenendo sul mercato dei cambi per rafforzare il franco

«Il nostro obiettivo è ripristinare la stabilità dei prezzi con una robusta politica monetaria»: lo ha detto il presidente della direzione della Banca nazionale svizzera (BNS) Thomas Jordan, in un discorso tenuto nel corso di un evento ieri pomeriggio all’Università di Berna. L’attuale tasso d’inflazione in Svizzera, pari al 3%, è chiaramente al di sopra della stabilità dei prezzi, ha affermato il 59enne. A suo avviso si tratta ora di intervenire per evitare che il rincaro si diffonda. La BNS può lottare contro l’inflazione sia aumentando il tasso guida come successo in giugno e settembre: attualmente è al +0,50% sia intervenendo sul mercato acquistando o vendendo divise.

Il contesto globale è molto incerto e una crisi energetica di vasta portata rappresenta probabilmente il rischio maggiore per lo sviluppo economico: ciò rende ancora più difficile il lavoro della BNS, ha osservato lo specialista. «Tuttavia adotteremo tutte le misure necessarie per riportare l’inflazione nell’ambito della stabilità dei prezzi: lo faremo in modo pragmatico e coerente», ha promesso il dirigente alla guida della BNS dal 2012. Come noto la Banca nazionale parla di prezzi stabili quando il rincaro è inferiore al 2%.

Dall’altra parte dell’Atlantico, negli Stati Uniti, a giudicare dalla ritrovata euforia dei mercati, l’opinione dominante è che la Federal Reserve, alla luce degli ultimi dati sul rincaro, abbia ora un margine di manovra per rallentare i rialzi dei tassi. Ciò significa che nella prossima riunione di dicembre la banca centrale potrebbe ritoccare il tasso guida verso l’alto di soli 50 punti base, e non di 75 punti come più volte fatto di recente.

Gli osservatori più prudenti fanno comunque notare che l’inflazione è ancora ben lontana dall’obiettivo della Fed, che è del 2%. E non pochi mettono in guardia riguardo alla solidità della ripresa azionaria in atto: i rischi vengono ritenuti ancora considerevoli.

Un dibattito a Lugano
Dell’attuale scenario di alta inflazione negli Stati Uniti e in Eurozona e del ruolo delle banche centrali si è parlato ieri sera durante un’interessante tavola rotonda. Evento organizzato a Lugano dal Gruppo Fidinam e dall’Istituto Bruno Leoni di Milano. Il panel degli oratori era molto qualificato e ha animato una discussione sul contesto attuale.

C’era Leszek Balcerowicz, professore all’Università di Varsavia e già presidente della Banca nazionale polacca oltre a essere stato vice primo ministro e responsabile del Ministero delle finanze all’inizio degli anni ’90. Con la fine del regime comunista si è occupato anche delle riforme economiche che hanno portato la Polonia ad abbracciare l’economia di mercato.

Hanno preso la parola anche Sergio Ermotti, già CEO di UBS e attuale presidente del CdA di SwissRe, Antonio Foglia, economista e membro del CdA della Banca del Ceresio, Christoph A. Schaltegger, decano dell’Università di Lucerna, Juergen Stark, già membro del Consiglio esecutivo della Banca centrale europea e infine Giovanni Tria, professore all’Università Tor Vergata di Roma e già ministro delle Finanze. Il dibattito era moderato del professor Alberto Mingardi, direttore dell’Istituto Bruno Leoni e associato di storia del pensiero politico all’IULM di Milano.

Come detto la tavola rotonda non era mirata a trovare un punto di vista comune. La discussione è stata franca, ma serena. Tutti i relatori hanno sottolineato come l’attuale situazione inflazionistica ricordi quella determinatasi negli anni ’70 del secolo scorso. Le ricette presentate non sono dissimili da quelle che dividono gli attuali banchieri centrali, da una parte e dall’altra dell’Atlantico, tra falchi e colombe, per intenderci. Durante la discussione è emerso anche l’auspicio di una nuova Bretton Woods, di un accordo per ridefinire un nuovo ordine monetario internazionale con regole.

dal Corriere del Ticino, 12 novembre 2022

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