Processo alla Flat Tax

Gli economisti sono scettici. Al Tesoro costerebbe 80 miliardi all'anno

9 Agosto 2022

La Stampa

Argomenti / Politiche pubbliche

Quindici o ventitré per cento? Ha senso introdurre in Italia una flat tax? E ancora: è incostituzionale oppure no? E, nel caso, meglio la proposta di Matteo Salvini o quella di Silvio Berlusconi? In ballo ci sono 8 punti di Irpef di differenza, mica poco. Se questo fosse un processo la flat tax, a detta di esperti ed economisti, non ne uscirebbe molto bene. Chi spara a zero è Tito Boeri: «Sono tutte proposte insostenibili perché hanno un costo altissimo spiega l’economista della Bocconi. Bisognerebbe rifare i calcoli, ma in base alle vecchie stime siamo attorno agli 80 miliardi, e quella di Forza Italia costa addirittura ancora di più. E quindi, se Lega e Forza Italia devono seguire il consiglio del loro candidato premier Giorgia Meloni, che ha detto di avanzare solo proposte che fattibili, è meglio che la ritirino immediatamente. Perché è una presa in giro. Voglio capire dove trovano 80 miliardi per una operazione di questo tipo».

«Quella di Salvini o non è una flat tax oppure è una misura non realizzabile. Quella proposta da Berlusconi ha invece discrete possibilità di essere realizzata. A patto, però, di prevedere anche un disboscamento radicale degli sconti fiscali», sostiene Nicola Rossi, docente di Economia a Tor Vergata e tra i fautori (non da oggi) con l’Istituto Bruno Leoni di una riforma radicale del nostro sistema fiscale a partire, appunto, dall’introduzione di una tassa piatta. «L’aliquota del 15% che propone Salvini è certamente troppo bassa. Una simile riforma costerebbe moltissimo, diverse decine di miliardi», commenta a sua volta Carlo Cottarelli. Che tre giorni fa su Twitter ha scritto: «La flat tax non mi piace. Non va demonizzata, ma va presentata per quello che è: un sistema di tassazione che redistribuisce meno di quello attuale e che (al 23%) ha un alto costo per le finanze pubbliche che dovrà essere colmato con altre tasse o tagli di spesa (oggi o domani)». Questo di partenza, poi come spiega lo stesso direttore dell’Osservatorio conti pubblici tutto dipende da come la riforma viene messa in atto. Con l’eliminazione delle deduzioni fiscali, ad esempio potrebbero essere previsti meccanismi utili a recuperare risorse. Mercati ed agenzie di rating potrebbero anche prenderla male, ma di certo «non ci sarebbero problemi dal punto di vista costituzionale. Anche perché sicuramente sarebbe prevista una no-tax area, dato che altrimenti le circa 10 milioni di persone che attualmente non pagano le tasse dovrebbero iniziare a farlo, e per loro sarebbe un aumento gigante di costi». Della stessa opinione anche Boeri: «Chi dice che la flat tax non è progressiva e quindi anticostituzionale dice una stupidaggine: perché è progressiva, semmai è poco progressiva e senza dubbio premia i redditi più alti».

Per Giovanni Tria, ex ministro dell’Economia nel governo Conte 1, oggi come oggi «si sta parlando di una cosa che non c’è. La flat tax – spiega – è una cosa complessa, occorre saperla immaginare e scrivere. In passato si sono lette cose che non stavano né in cielo né in terra. Affermazioni come quelle di Salvini e Berlusconi sono solo propaganda – aggiunge l’economista – mentre la questione è molto seria perché si tratta di rivedere il sistema fiscale e anche la spesa. Oggi gran parte degli italiani paga meno de115% di tasse, cosa significa estendere a tutti la flat tax: si fa pagare di più a chi paga di meno?».

Solo slogan da campagna elettorale destinati a non produrre nulla? «Per adesso non si capisce bene cosa vogliano proporre i partiti – spiega Rossi – però c’è un pregresso che può aiutare a capire di cosa stiamo parlando. Quando la Lega parla di flat tax al 15% e di estensione del limite di reddito verso i 100 mila euro si riferisce essenzialmente ad un trattamento di favore per gli autonomi che con la flat tax non ha però niente a che fare. Se invece si intende estendere una aliquota unica del 15% a tutti i contribuenti è una cosa impossibile, innanzitutto dal punto di vista dei conti. E non avrebbe nemmeno senso come struttura del sistema tributario. La Lega purtroppo si è impiccata a questo 15%, che anni fa è stato fatto in maniera molto improvvida senza far bene i conti, ma è una proposta che non ha molto senso».

Diverso, invece, il giudizio sulla proposta di Forza Italia che punta ad una aliquota del 23% che Rossi definisce «centrata, anche se sarebbe meglio indicare il 25%. Però, per arrivare a quel risultato, occorre disboscare in maniera molto significativa tutta la giungla delle spese fiscali e dei trattamenti di favore. In linea di principio questa sarebbe un’operazione benvenuta di pulizia del sistema fiscale che libererebbe risorse aprendo la strada ad una flat tax con una aliquota più bassa. È ovvio poi che rispetto a questi obiettivi ci sono poi tante soluzioni intermedie, che in linea di principio potrebbero prevalere come il passaggio non a una ma a due aliquote o la possibilità di equilibrare diversamente il carico fiscale tra imposte dirette e indirette». Detto questo, conclude Rossi, «visto che la legge delega muore con questa legislatura, credo che si dovrà rimettere mano al più presto alla riforma del sistema fiscale, perché così com’è proprio non va».

Da La Stampa, 9 agosto 2022

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