Nei giorni delle festività natalizie, 70.000 agenti delle forze dell’ordine controlleranno che noi tutti si obbedisca alle regole imposte dall’ultimo DPCM firmato da Conte. Potranno quindi essere multati i genitori che andranno al pranzo di Natale dal figlio che vive da solo in un comune limitrofo, ma non gli stessi genitori che, per evitare il divieto di spostamento intercomunale del 25 e 26, dovessero anticipare la visita al medesimo figlio e fermarsi a casa sua da prima del 25 fino a dopo il 26, instaurando una situazione di convivenza prolungata anziché di mera convivialità. Potrà similmente essere multato il fidanzato che andrà a trovare la fidanzata che vive in un diverso comune per il pranzo di santo Stefano, ma non i fidanzati che vivono nello stesso comune e che volessero andare al ristorante con un paio di amici. Lo stesso varrà per i nipoti che faranno visita ai nonni anche solo per il tempo di un saluto e un caffè, a meno che non risiedano nello stesso comune, nel qual caso potranno pranzare insieme invitando persino una dozzina di parenti.
Non si sa come potranno efficacemente le forze dell’ordine vigilare sulla miriade di comportamenti possibile, si può però dire fin da ora che le regole imposte sono del tutto irrazionali rispetto al tentativo di tenere vivo il il rispetto delle ormai note regole igienico-sanitarie anche nei giorni in cui più si sta o si vorrebbe stare in compagnia dei propri affetti.
Gli esempi appena citati non riguardano fattispecie remote: rappresentano storie ed esperienze comuni, in qualche misura, alla vita di ciascuno. In una situazione delicata e complessa come quella che stiamo vivendo, il buon senso deve, naturalmente, definire il comportamento di ciascuno di noi: ma chi scrive le norme non può esserne immune.
Per questo motivo, l’Istituto Bruno Leoni ha deciso di offrire assistenza legale a coloro i quali dovessero vedersi contestare il mancato rispetto del DPCM del 3 dicembre 2020 per comportamenti che, pur improntati all’osservanza delle raccomandazioni di distanziamento e divieto di assembramento anche in luoghi privati, possono ricadere in maniera illogica e senza intenti provocatori tra le ipotesi vietate dal decreto.
L’Istituto è consapevole che le modalità di esecuzione della sanzione rendono più conveniente il pagamento immediato rispetto alla contestazione. Tuttavia, coloro che – anche solo a scopo dimostrativo – vogliano comunque affrontare le spese del giudizio (escluse quelle per il compenso professionale) e rischiare di dover pagare poi l’intera sanzione, potranno rivolgersi all’Istituto perché verifichi le condizioni per un’eventuale difesa a titolo gratuito.
Grazie a un gruppo di avvocati che sono domiciliati nelle varie regioni italiane, che si sono resi disponibili, previa valutazione preliminare delle condotte sanzionate, a prestare la propria professionalità, garantiremo la possibilità di portare in giudizio sanzioni e iniziative che ci pare sfidino davvero i principi del diritto e innanzi alle quali non ci sentiamo di rimanere silenti. Non possiamo, purtroppo, per una questione legata all’esiguità di risorse umane (tutti gli avvocati coinvolti operano pro bono), garantire assistenza a tutti coloro che ne facessero richiesta: ma faremo il possibile sperando di aiutare in questo modo tutti a ritrovare un po’ di buon senso, ovunque sia stato nascosto.