Le nostre élite premono per una legge proporzionale. Ma il proporzionalismo, oltre ad aver indebolito la componente liberale del sistema politico, è anche il primo responsabile dei problemi atavici del Paese
6 Marzo 2025
il Mulino
Alberto Mingardi
Direttore Generale
Natale D’Amico
Consigliere, Corte dei Conti
Argomenti / Politiche pubbliche
Il primo colpo al maggioritario italiano lo infligge, paradossalmente, il suo creatore. È il 1993, il referendum sulla legge elettorale del Senato, che costringe il Parlamento a varare un sistema uninominale, è stato appena vinto. Mario Segni è il trionfatore. Nella campagna referendaria, lui che, per capirci, è un democristiano “di destra”, un cattolico liberale, ha sviluppato una collaborazione proficua col capo dell’ex Pci. Achille Occhetto comprende che i referendum gli consentono due cose. La prima è svecchiare il profilo del partito, adeguandolo al simbolo nuovo. L’altra è comprarsi il biglietto per l’agognata democrazia dell’alternanza.
Nel luglio del 1993 Segni, con alcuni laici provenienti dal Pds e dal Pri, dà vita ad Alleanza democratica. L’obiettivo è di porsi al centro rispetto al Pds, contribuendo ad accreditarlo fra i non-comunisti.
La mossa spiazza chi immaginava che Segni sarebbe stato il capo dell’altro schieramento, quello moderato. Si è spesso detto che il Cavaliere, prima di bere l’amaro calice, avesse cercato in tutti i modi di convincere Segni a mettersi a capo del futuro “Polo”. Segni ha sempre negato, spiegando che Berlusconi aveva chiarissimo che al volante della sua fuoriserie ci sarebbe stato lui stesso. A dicembre alcuni opinion makers dell’area alternativa alle sinistre, fra cui Indro Montanelli, pubblicano un manifesto che esorta Segni a porsi alla guida dei moderati. Lui risponde alla chiamata e col Patto per l’Italia stringe alleanza col Ppi di Mino Martinazzoli. Ma è troppo tardi: Forza Italia ha mollato gli ormeggi, il tandem Segni-Martinazzoli diventa il primo “terzo polo” (e quello di maggior successo: si situa attorno al 16%) della Seconda Repubblica.
Nel 1994 Berlusconi vince le prime elezioni maggioritarie. Ma quasi subito la Lega di Bossi si sgancia dalla maggioranza di governo.
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