Il punto Stellantis, l'investimento non è sinonimo di sussidio

Per anni lo Stato ha schermato la Fiat dalla concorrenza straniera tramite dazi doganali


5 Febbraio 2024

L'Economia – Corriere della Sera

Alberto Mingardi

Direttore Generale

Argomenti / Economia e Mercato

Stellantis minaccia velatamente la chiusura degli stabilimenti italiani in assenza di sussidi ad hoc, il governo e l’opposizione, pur con toni diversi, rispondono: allora entriamo nel capitale. 

Lasciamo perdere il fatto che per comprare il 6% di Stellantis, «pareggiando» la quota dello Stato francese, servirebbero 4 miliardi, ovvero un quinto dei ricavi stimati da privatizzazioni nei prossimi tre anni (che dovrebbero servire per ridurre il debito). La politica italiana sembra confondere il concetto di investimento con quello di sussidio. Se l’ex Fiat non riesce a produrre in Italia facendo profitto, il governo può sussidiarla come ha già fatto tante volte in passato. 

L’obiettivo del sussidio però è semplicemente mantenere gli attuali livelli occupazionali. Gli aiuti possono essere congegnati meglio o peggio. La vecchia «rottamazione» serviva a mantenere a galla la Fiat, sostenendo la domanda e dunque guadagnando consenso anche fra gli elettori che volevano cambiare vettura. 

Per anni lo Stato ha schermato la Fiat dalla concorrenza straniera tramite dazi doganali e l’ha sostenuta. La ristrutturazione dell’impresa e la scrematura fra attività profittevoli e non è stata rimandata fino all’arrivo di Marchionne, che si trovò un’azienda che a furia di protezioni era giunta sull’orlo del fallimento. 

I vecchi politici italiani, foraggiando la Fiat, non avevano mai pensato di contribuire alla sua efficienza. Il loro obiettivo era tutelare la pace sociale. Forse anche per questo non era mai venuto in mente loro di fare società con gli Agnelli. 

L’azionista mira al profitto. Che senso avrebbe investire in una azienda allo scopo non di ottenere un rendimento sul capitale, bensì per agire affinché tutti i soci abbiano un rendimento inferiore sul proprio, operando in perdita? 

Peggio ancora sarebbe diventare azionisti da una parte, per continuare con i sussidi dall’altra. La partita dall’automotive in Europa è stata gestita, in questi ultimi anni, in modo improvvido. Il governo italiano ha tentato di opporsi per quel che ha potuto, non si metterà di traverso ad altre incentivazioni. Ma davvero non si capisce perché dovrebbe spendere i nostri quattrini per venire, nel migliore dei casi, consultato sul nome di un consigliere d’amministrazione. 

da L’Economia del Corriere della Sera, 5 febbraio 2024

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